Appena nominato cardinale, nel febbraio 2014, furono i "luoghi di estrema sofferenza" i primi ai quali l'arcivescovo di Perugia-Citta' della Pieve, Gualtiero Bassetti, rivolse la sua attenzione da neo-porporato, vistando prima il carcere e subito dopo l'ospedale del capoluogo umbro, lo stesso gesto che il presule aveva compiuto all'indomani del suo ingresso nella diocesi perugina, il 4 ottobre 2009: Bassetti, già vice presidente della Cei (2009-2014), oggi il primo eletto della terna che sarà sottoposta al Papa per la scelta del nuovo presidente della stessa Conferenza dei vescovi italiani, è un pastore "sociale", al servizio degli "ultimi".
Le sue radici affondano fra le montagne che dividono la Toscana e l'Emilia Romagna: nasce il 7 aprile 1942 a Popolano di Marradi, in provincia di Firenze ma nella diocesi di Faenza-Modigliana. Il 29 giugno 1966 viene ordinato presbitero.
Il 3 luglio 1994 papa Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Massa Marittima-Piombino. Il 21 novembre 1998 viene eletto vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
Fin dal suo breve ma intenso episcopato al servizio della diocesi di Massa Marittima-Piombino - ricorda l'archidiocesi perugina - fu vicino alle famiglie dei minatori e dei lavoratori delle Acciaierie alle prese con una crisi difficile.
A Perugia ha, fra l'altro, promosso il Fondo di solidarietà delle Chiese umbre per le famiglie in difficoltà a causa della crisi economica, e in meno di due anni nella diocesi sono nati quattro empori della solidarietà della Caritas.
Molto attento alla famiglia - "la 'Chiesa domestica', senza la quale la società non ha futuro" - il cardinale Bassetti è stato chiamato da papa Francesco a far parte della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla Famiglia (4-25 ottobre 2015). Ha scritto le Meditazioni della Via Crucis presieduta da papa Francesco il Venerdì Santo 2016 al Colosseo, sviluppando il tema della sofferenza, delle persecuzioni e della tragedia delle migrazioni.
Nei numerosi messaggi che ha rivolto ai fedeli delle diocesi da lui guidate nei suoi oltre venti anni da vescovo - "in charitate fundati" è il motto del suo episcopato - si è soffermato spesso sulle morti nel lavoro e sulla crisi occupazionale, sulla politica che ha bisogno di un "sussulto profetico", sulla legalità nella gestione della cosa pubblica, sullo shopping domenicale che snatura il giorno del Signore, sulle "gravi piaghe sociali del nostro tempo", quali la prostituzione, il consumo di sostanze stupefacenti e di alcol, e il gioco d'azzardo.
Dalla Gmg di Roma in poi, la vicinanza ai giovani è sempre stata un'altra costante del suo episcopato.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA