Ritorno per 5 anni ai parametri di Maastricht con il deficit al 2,9%, no al Fiscal Compact nei Trattati e, se i Paesi Ue continuano ad essere sordi in tema di migranti, veto dell'Italia sul prossimo bilancio Ue. Matteo Renzi guarda "Avanti" nel suo libro, in uscita mercoledì, alla battaglia elettorale per tentare il ritorno a Palazzo Chigi. E mette in fila le parole d'ordine della prossima campagna all'insegna dell'abbassamento delle tasse e dei pugni sul tavolo a Bruxelles. E sulla rottamazione del Fiscal Compact già il premier Paolo Gentiloni farà sentire la sua voce nei prossimi mesi in sede europea. Infastidito per l'assedio anche in casa Pd per affrontare il nodo delle alleanze, "sono stufi anche i nostri militanti", l'ex premier resta concentrato sulla prossima campagna per le politiche.
E tra un ricordo dei bracci di ferro con Angela Merkel per strappare flessibilità e un attacco all'ex minoranza di Bersani e D'Alema, il cui unico obiettivo era il logoramento del leader, nel suo libro Renzi lancia idee per un "accordo di legislatura" con l'Ue. Un impegno a continuare ad abbassare il debito "in cambio del via libera al ritorno per almeno cinque anni ai criteri di Maastricht con il deficit al 2,9%". Ciò, è convinto il segretario Pd, "permetterà al nostro paese di avere a disposizione una cifra di almeno 30 miliardi di euro per i prossimi cinque anni per ridurre le tasse a famiglie, piccoli imprenditori e a chi non ce la fa". Una ricetta che Bersani dalle sponde di Mdp stronca del tutto: "Cinque anni di riduzione delle tasse in deficit. Se è così, si tratta dell'eterna e fallimentare ricetta di tutte le destre del mondo". Così come continua ad attirare gli strali della sinistra, oggi di Giuliano Pisapia, la 'svolta' sull'immigrazione. Il leader Pd si difende spiegando che "c'è un abisso tra il Pd e la Lega" nel sostenere la necessità di aiutare i migranti a casa loro. Ma ribadisce che "dobbiamo smettere di far venire tutti qua, è una cosa di buon senso".
L'Italia, è la linea di Renzi ma anche del governo, deve uscire dall'isolamento europeo nell'accoglienza ai migranti. Anche a costo di ultimatum. E l'idea, non nuova, di Renzi è di minacciare il veto su bilancio Ue 2020-2016. "Dal 2018 l'Europa - sostiene - discuterà di come spendere i soldi. Noi ogni anno mettiamo sul tavolo più o meno 20 miliardi di euro e ne riprendiamo 12. Se l'Ue non dà una mano sui migranti noi non diamo i quattrini a chi non accoglie". Nella lunga corsa verso le politiche, da Berlusconi a M5S, tutti sanno che sull'immigrazione e sulle scelte economiche si giocherà l'esito delle elezioni. E nella direzione del Pd, in linea con Renzi, remerà anche Paolo Gentiloni sia nella definizione della legge di bilancio sia nel confronto con l'Ue. Secondo indiscrezioni, quando a dicembre i paesi Ue discuteranno se inserire nei Trattati Ue il fiscal compact l'Italia dovrebbe esprimere la sua contrarietà. Il fiscal compact, votato ai tempi delle larghe intese del governo Monti, dal Pd a Fi, ora si ritrova orfano tra i partiti italiani.
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