Il Pd deve assumere "l'impegno solenne" di condurre in porto lo ius soli "entro la fine della legislatura". Marco Minniti, ministro dell'Interno in prima fila sul fronte immigrazione, suona la carica. E il premier Paolo Gentiloni imprime il suo sigillo: "Abbiamo un lavoro da completare e impegni su leggi importanti come quella sulla cittadinanza su cui lavoreremo per creare le condizioni perché possano essere finalmente approvate dal Parlamento".
La spinta del governo c'è: avanti con la fiducia. E Minniti invita il partito a dare la stessa spinta, perché "un grande partito si batte, decide, convince e non può rinunciare". L'impulso è a superare il no di Ap e accogliere la sfida dei numeri in Aula al Senato. Ma tra le fila Dem risuona anche come un monito a non cedere a perplessità e timidezze, alla luce dei sondaggi che, alle soglie del voto, svelano che la legge è tutt'altro che popolare tra gli elettori. Certo, approvare lo ius soli parla a quel "popolo della sinistra" che il Pd non può permettersi di perdere. Ma tra i parlamentari c'è chi, a taccuini chiusi, distilla dubbi sull'opportunità di accelerare ora e la speranza che Matteo Renzi cambi idea "in tempo".
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