Pur prendendo atto della recente adozione della legge che introduce in Italia "il reato di tortura come reato specifico", il Comitato ritiene che la definizione contenuta nella legge "sia incompleta in quanto non menziona lo scopo dell'atto in questione". Inoltre, il reato non include le specifiche relative all'autore, con un riferimento a pubblici ufficiali, si legge nelle conclusioni del Comitato.
La legge contiene anche una "definizione significativamente più ridotta di quella contenuta nella Convenzione e stabilisce una soglia più elevata per il reato". Per questo, il Comitato chiede all'Italia di "portare il contenuto dell'articolo 613-bis del Codice Penale in linea con l'articolo 1 della Convenzione, eliminando tutti gli elementi superflui e identificando l'autore e i fattori motivanti o le ragioni per l'uso della tortura". Per gli esperti dell'Onu, le "discrepanze tra la definizione della Convenzione e quella incorporata nel diritto interno creano spazi reali o potenziali per l'impunità". Tra le raccomandazioni espresse dal Comitato anche quella di garantire che le denunce per tortura, maltrattamenti e uso eccessivo della forza siano esaminate in modo imparziale e quella di assicurare che tutte le vittime di tortura e maltrattamenti ottengano riparazione. Sul fronte della detenzione, gli esperti esprimono apprezzamento per l'istituzione del Garante Nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà, ma chiedono tra l'altro all'Italia di "continuare i suoi sforzi per migliorare le condizioni di detenzione e alleviare il sovraffollamento". Il Paese dovrebbe inoltre rivedere il regime speciale di detenzione (41 bis) e allinearlo agli standard internazionali sui diritti umani. Il Comitato elogia l'Italia per i piani d'azione contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani e per combattere la violenza contro le donne, ma ribadisce la richiesta di procedere alla creazione di un'istituzione nazionale indipendente per i diritti umani.
Gli esperti apprezzano inoltre gli sforzi compiuti dall'Italia per rispondere al grande flusso di richiedenti asilo, persone bisognose di protezione e migranti irregolari, ma esortano tra l'altro l'Italia a garantire che le procedure accelerate previste dagli accordi di riammissione e dalla legge siano soggette a "una valutazione approfondita caso e per caso dei rischi di violazione del principio di non respingimento".
Il Comitato si sofferma anche sul Memorandum tra Italia e Libia ed esprime "profonda preoccupazione" per la mancanza di garanzie che permetterebbero di riconsiderare la cooperazione alla luce di possibili gravi violazioni dei diritti umani.
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