La nave Open Arms, che ieri a largo della Libia ha recuperato una donna ancora in vita e i cadaveri di un'altra donna e di un bambino sta facendo rotta verso la Spagna. "Approdare in un porto italiano - sottolinea la ong - presenta molti fattori critici: il primo sono le parole del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha definito bugie e insulti la nostra ricostruzione". Alla ong l'Italia aveva assegnato il porto di Catania nella serata di ieri e si era offerta, come Malta, di evacuare la donna ferita. Inoltre, aggiunge la ong, è "incomprensibile" il fatto che la disponibilità ad accogliere la donna ferita "non sia stata accompagnata dalla stessa disponibilità per i due cadaveri ritrovati". Ancora, il reiterato annuncio di una sorta di contro inchiesta o contro versione rispetto alla probabile dinamica dei fatti accaduti lunedì sera, inducono preoccupazione rispetto alla tutela della donna sopravvissuta e della sua piena libertà di rendere testimonianza in condizioni di tranquillità e di sicurezza.
"Una bambina della Costa d'Avorio è morta, ma lo si è scoperto solo a bordo della nave libica, perché la mamma l'ha tenuta per tutto il tempo tra le braccia in gommone senza dire che fosse morta. Probabilmente temeva che se lo avesse detto, avrebbero buttato il suo corpo in mare". Lo ha detto all'ANSA Nadja Kriewald, la giornalista tedesca di N-tv presente sulla nave della guardia costiera libica al momento del salvataggio di lunedì notte.
A bordo della nave 'Austra' c'è anche una star del basket spagnolo, Marc Gasol, giocatore della nazionale e dei Memphis Grizzlies della Nba americana. "E' incredibile che cosi' tante persone vulnerabili vengano abbandonate alle loro morti in mare", ha twittato il trentatrenne sotto la foto che lo ritrae con il caschetto rosso e il salvagente indosso mentre solleva la barella con su Josephine, dal gommone all'Open Arms.
Frustration, anger, and helplessness. It’s unbelievable how so many vulnerable people are abandoned to their deaths at sea.
— Marc Gasol (@MarcGasol) 17 luglio 2018
Deep admiration for these I call my teammates at this time @openarms_fund pic.twitter.com/TR0KnRsrTE
La Libia avrebbe lasciato morire una donna e un bambino che erano a bordo di un gommone in difficoltà: questa la denuncia di ieri di Proactiva Open Arms che ha pubblicato su twitter le foto dei due corpi in mare, tra i resti di una barca. "La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria - ha scritto il fondatore della Ong Oscar Camps - ma non hanno detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno affondato la nave perché non volevano salire sulle motovedette". "Ogni morte è la conseguenza diretta di quella politica", accusa Open Arms.
"Non è nella nostra religione, moralità e comportamento abbandonare nessuno in mare. Il personale della guardia costiera libica è uscito per salvare tutti": lo afferma su fb un portavoce della Marina libica, respingendo le accuse della Ong spagnola. A bordo della motovedetta libica - precisa il portavoce - c'era una giornalista tedesca che ha assistito al salvataggio, producendo un reportage che sarà pubblicato sulla rete N-TV di Rtl, una delle principali emittenti tedesche.
"Ne siamo sicuri, quando siamo andati via non c'era più nessuno in acqua. Abbiamo i video dei soccorsi", affermano, in un'intervista su Messaggero e Mattino, i giornalisti Nadja Kriewald della tv tedesca N-tv ed Emad Matoug, freelance libico, che nella notte di lunedì hanno assistito al salvataggio del gommone alla deriva. L'episodio è al centro dell'accusa della ong Open Arms, secondo cui "i libici hanno lasciato annegare mamma e figlio". "Dopo la chiamata - spiega il giornalista libico - i guardiacoste hanno perlustrato l'area per oltre un'ora per cercare il gommone alla deriva. Tre donne raccontano erano in condizioni difficili, a due è stata praticata la rianimazione, l'altra è stata portata, una volta arrivati in porto, direttamente in ospedale". "So che le mie parole potranno essere strumentalizzate - dichiara la reporter tedesca - ma ciò che ho visto io è che i libici hanno fatto un ottimo lavoro e dimostrato tanta umanità".
Oim, 1.443 morti nel Mediterraneo nel 2018 - Un totale di 50.872 migranti e rifugiati sono giunti in Europa via mare dall'inizio del 2018 al 15 luglio scorso e 1.443 persone sono morte mentre tentavano di raggiungere le coste europee, ha indicato l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La rotta del Mediterraneo centrale verso l'Italia resta la più letale, con 1.104 vittime registrate dall'inizio del 2018, quasi quattro volte il numero di annegamenti notificati sulla rotta per la Spagna (294), benché i numeri degli arrivi nei due Paesi siano quasi identici.
Sempre secondo i dati dell'Oim, la Spagna ha superato l'Italia per numero di arrivi di migranti dall'inizio dell'anno al 15 luglio: 18.016 quelli sbarcati sulle coste spagnole, lungo la rotta del Mediterraneo occidentale, rispetto ai 17.827 arrivati attraverso la rotta centrale dalla Libia all'Italia. In Spagna non si ferma intanto l'emergenza, con oltre 892 persone tratte in salvo nel solo fine settimana al largo delle coste andaluse.
Frontex, -87% arrivi in Italia a giugno - Il numero di migranti arrivati in Italia a giugno attraverso la rotta centro-mediterranea è crollato a 3.000, l'87% in meno di giugno 2017. Mentre per la prima volta la rotta del Mediterraneo occidentale diventa la più attiva e il numero degli arrivi in Spagna è schizzato a 6.400, il 166% in più di giugno 2017. In generale, nella prima metà del 2018 il numero degli attraversamenti irregolari nella Ue (60.430) è quasi dimezzato rispetto a un anno fa.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA