E' da quasi 7 anni, dalla fine del 2011, che la magistratura indaga su quei circa 49 milioni di euro di cui la Lega avrebbe usufruito grazie ad una presunta truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali, messa in atto all'epoca dallo storico leader Umberto Bossi e dall'allora tesoriere Francesco Belsito, con tre ex revisori contabili, tra il 2008 e il 2010. L'indagine scattò a Milano, dove i pm scoprirono anche che parte di quel denaro era stato trasferito con investimenti a Cipro e in Tanzania o utilizzato per le spese personali della cosiddetta 'Family' del Senatur. Poi, la tranche principale, quella sul presunto raggiro coi bilanci del partito, passò a Genova, dove gli inquirenti hanno da poco aperto anche un'inchiesta per riciclaggio per continuare a dare la caccia a una grossa fetta di quei soldi.
Fu l'ormai ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, assieme ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, dopo aver ricevuto atti e intercettazioni dai pm di Napoli e Reggio Calabria, a contestare la truffa allo Stato da circa 40 milioni (questa la cifra all'epoca) all'allora leader del Carroccio, che si dimise nella primavera del 2012 travolto dallo scandalo. Nel frattempo, gli investigatori della Gdf avevano anche sequestrato quella cartelletta con l'intestazione 'The Family' in un ufficio romano nella disponibilità di Belsito e nella quale venivano indicati gli esborsi per le necessità della famiglia Bossi e non solo, tra cui i 77mila euro per l'ormai famosa "laurea albanese" di Renzo Bossi, detto 'il Trota', ma anche l'acquisto di diamanti.
Nell'autunno 2014 il gup di Milano divise il procedimento. A Milano restò il processo per appropriazione indebita, per le spese con i soldi del movimento, a Bossi, ai figli e a Belsito, poi condannati a pene fino a 2 anni e 6 mesi. A Genova passò il filone principale (sempre a carico del Senatur, tra gli altri) quello sul presunto raggiro al Parlamento sui rimborsi, perché su un conto intestato a Belsito e aperto presso una filiale genovese di Banca Aletti era stata accreditata l'ultima tranche dei soldi pubblici. Nel settembre dello scorso anno, su ordine del Tribunale genovese, che già aveva condannato Bossi, Belsito e altri cinque imputati per la maxi truffa, scattò il sequestro dei conti correnti della Lega ai fini della confisca, con la cifra che, intanto, anche a seguito delle indagini dei pm genovesi, era lievitata a 49 milioni. Il Riesame annullò la decisione e poi la Cassazione, lo scorso aprile, rinviò ancora al Riesame dopo avere accolto la richiesta dei pm di poter sequestrare i fondi futuri del Carroccio, oltre a quelli già trovati, poco più di tre milioni in totale.
Di oggi, infine, il nuovo via libera al sequestro dal Riesame. Intanto, però, tre mesi fa gli inquirenti genovesi hanno fatto perquisire la banca Sparkasse di Bolzano e la filiale di Milano e hanno acceso una rogatoria in Lussemburgo. E la Gdf sta indagando sulla galassia di fondazioni e onlus che gravitano attorno al Carroccio e su cui potrebbero essere stati dirottati parte dei soldi del partito, anche dopo la stagione del Senatur.
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