L'esito del voto dell'Europarlamento sulla riforma del copyright è tutt'altro che scontato, con una lotta all'ultima mossa tra chi la vuole fare arrivare in porto e chi invece punta a farla restare lettera morta. Complice, il complesso quadro 'tecnico' del voto. Primo, perché non c'è un solo voto, ma vanno al voto emendamenti, rapporto del relatore e mandato negoziale, anche se a maggioranza semplice. E, secondo, perché sono ben 252 gli emendamenti presentati, che s'incrociano tra loro sia per contenuti che per sostegno da parte dei gruppi parlamentari.
Mercoledì passeranno per primi al voto gli emendamenti: tra questi, quelli presentati dal relatore, il popolare tedesco Axel Voss, che delimitano meglio l'applicazione degli art. 11 e 13, escludendo in modo chiaro i filtri dei contenuti e limitazioni all'uso dei link. Ci sono però anche quelli presentati dal liberale francese Jean-Marie Cavada, che in parte si sovrappongono, ma anche quelli di gruppi misti di eurodeputati dall'Alde all'S&d con sfumature diverse, e quelli di Verdi, Efdd e 5 Stelle, che in sostanza chiedono di eliminare del tutto i due articoli. A quel punto seguiranno i voti, a maggioranza semplice, sul rapporto Voss e quello sull'ok ai negoziati con Consiglio e Commissione Ue. Lo scenario 'ideale' è che passino gli emendamenti Voss, con il via libera alla relazione e al mandato e quindi alla riforma del copyright. Il rischio, altrimenti, è che passino emendamenti che svuotino il provvedimento dei suoi elementi principali, o che passi il rapporto ma non il mandato o nessuno dei due. Con un unico risultato: il ritorno alle commissioni parlamentari per un nuovo esame che, visti i tempi strettissimi che restano da qui alla fine del mandato del Parlamento europeo, di fatto manderebbe in pensione la riforma del copyright. Un'indicazione più precisa di come si orienterà il voto potrebbe venire domani dal dibattito in Aula.
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