Ritorna a Napoli, come promesso un mese fa, e parla subito della sua "enorme preoccupazione": una emergenza rifiuti che, in Campania, potrebbe tornare presto, molto presto. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, chiama in causa una "folle incapacità", lancia l'allarme di un "disastro ambientale". E quando presenta la sua soluzione - "un termovalorizzatore in ogni provincia della Campania" - innesca una spaccatura con l'alleato di Governo. Il vice premier Luigi Di Maio, che nella ''Terra dei fuochi' è cresciuto, mette in chiaro che "gli inceneritori non c'entrano una beneamata ceppa e tra l'altro non sono nel contratto di Governo". Immediata la controreplica di Salvini: "Con i no i rifiuti li gestisce la camorra". E così prima ancora della crisi rifiuti, ad arrivare è stato un duro botta-risposta tra i vice premier. E dire che Salvini - che ha incassato anche una protesta dei centri sociali con un ragazzo ferito - a Napoli aveva iniziato a parlare del "bicchiere mezzo pieno". Dopo il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica aveva annunciato l'arrivo di "106 vigili urbani, 134 poliziotti, 54 carabinieri in più in città" ed un "cronoprogramma di sgomberi che riguarderà in primis gli edifici pericolanti e quelli gestiti dalla camorra".
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