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Braccio di ferro sui sottosegretari, si va verso uno slittamento

Braccio di ferro sui sottosegretari, si va verso uno slittamento

Lite M5s-Pd su energia e tlc.Vertici per chiudere.Rischio rinvio

ROMA, 12 settembre 2019, 19:37

di Serenella Mattera

ANSACheck

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non sembra destinata ad arrivare oggi, la nomina dei sottosegretari del governo Conte. A quanto si apprende da fonti dell'esecutivo, si andrebbe verso uno slittamento ad altro Consiglio dei ministri, dal momento che non sarebbe pronta la lista dei partiti. All'ordine del giorno del Cdm in programma alle 15, non compaiono comunque né la nomina dei sottosegretari né i decreti per l'assegnazione ai ministri di alcune deleghe: tra le altre, il Turismo a Dario Franceschini e il Commercio estero a Luigi Di Maio.

Dovrebbe slittare alla prossima settimana la nomina dei nuovi sottosegretari del governo Conte. Lo spiegano fonti del Movimento 5 stelle, secondo le quali appare ad ora difficile un'accelerazione sulla lista. Le stesse fonti non escludono sorprese ma spiegano che ci sarebbero ad ora ancora molte caselle da definire.

IL PUNTO - Dopo un'altra giornata di contatti frenetici, incontri, attese e speranze degli aspiranti, dunque, non è chiusa la partita dei 42 sottosegretari del nuovo governo. Gli ambasciatori di M5s e Pd si sono incontrati in serata, per tentare di portare un elenco di nomi più o meno completo a Giuseppe Conte in tempo per il Consiglio dei ministri convocato alle 15. Ma i Dem sono pessimisti: "Noi siamo pronti ma i Cinque stelle no". "Noi vorremmo accelerare ma gli altri vogliono più tempo", dice Leu.

La fretta nasce da un'esigenza stringente: senza i sottosegretari il lavoro del governo non può davvero iniziare. Conte da Bruxelles ha fatto sapere ai partiti che si aspetta una lista in tempo per il Cdm: "Sarebbe buono riuscire a completare la squadra". Non è escluso che si riesca o che si rimandi di poco, a un Consiglio dei ministri venerdì mattina. Sarebbe un auspicio dello stesso Quirinale, secondo fonti parlamentari, che il governo sia a pieni ranghi e a pieno regime quanto prima. Conte dovrebbe vedere in mattinata le delegazioni: Spadafora, Patuanelli, Franceschini e Orlando si sarebbero incontrati - ma non ci sono conferme ufficiali - in serata per accelerare.

Restano però da sciogliere alcuni nodi. Un braccio di ferro è in corso tra M5s e Pd su due deleghe pesanti del ministero dello Sviluppo: Telecomunicazioni ed Energia, che nel vecchio governo aveva tenuto Di Maio. Per le Tlc i Dem vorrebbero Antonello Giacomelli (che potrebbe anche guidare l'Agcom) e per l'Energia l'assessore laziale Gian Paolo Manzella, esperto d'innovazione.

Ma i Cinque stelle reclamano per sé entrambe le deleghe: all'Energia vorrebbero Dario Tamburrano, le tlc dovrebbe tenerle Patuanelli. L'intesa - sostiene qualcuno - potrebbe essere Energia al Pd e tlc al M5s, mentre l'Editoria andrebbe al Pd. Il sottosegretario all'Editoria fa capo alla presidenza del Consiglio, dunque sarebbe una presenza Dem a Palazzo Chigi: è anche questa la ragione per cui circola come nome più quotato quello del coordinatore della segreteria, Andrea Martella.

Sulle deleghe della presidenza del Consiglio - ma le fonti ufficiali smentiscono - sarebbe in corso fino all'ultimo un braccio di ferro tra M5s e il premier. Conte sembra comunque determinato a tenere la delega ai Servizi, mentre il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro, molto vicino a Di Maio, dovrebbe ottenere le Riforme (Renzi la vorrebbe per Roberto Cociancich).

Il capo M5s, che alla Farnesina riunisce i responsabili economici per dare il segnale che non abdicherà al Pd la regia della manovra (con un tavolo che a molti ricorda quelli che riuniva Salvini), si trova ad affrontare da giorni "tumulti" nel Movimento. E in serata dà un segnale ai suoi facendo sapere che intende accelerare la "nuova struttura" del Movimento con la nomina dei facilitatori.

Sarà forse quello anche un luogo di compensazioni di ambizioni deluse.

Il M5s dovrebbe avere tra i 22 e i 23 sottosegretari e il metodo delle rose di nomi indicati dalle commissioni avrebbe portato a grandi litigi, come alla Esteri (i contendenti M5s sarebbero Di Stefano, Del Re, Lucidi e Pacifico), dove i senatori hanno disertato la riunione. Il braccio di ferro per l'Economia dovrebbe risolversi con la nomina di Laura Castelli e Stefano Buffagni (e la delusione di Alessio Villarosa). L'ex ministro Elisabetta Trenta potrebbe diventare viceministro agli Interni e Barbara Lezzi sarebbe disposta a tornare da sottosegretario nel ministero che guidava.

Poi si citano Giancarlo Cancelleri ai Trasporti, Lucia Azzolina alle Regioni, Andrea Giarrizzo o Luca Carabetta all'Innovazione. Per Leu è in pole Rossella Muroni, ma il partito di sinistra chiede almeno un altro sottosegretario.

Nel Pd il mix dovrebbe portare al governo ex deputati (girava il nome di Beppe Fioroni ma avrebbe rifiutato) e assessori (si cita dal Lazio anche Lorenza Bonaccorsi). La squadra sarebbe sostanzialmente chiusa, ma i renziani, che avrebbero in tutto quattro nomi (due a Renzi, due a Base riformista) starebbero chiedendo di più. Potrebbe tornare al governo Maurizio Martina, da viceministro, e per la sua area si cita anche Debora Serracchiani.

Per il Mef si citano Antonio Misiani e Luigi Marattin o Pier Paolo Baretta. E ancora: Marina Sereni, Bruno Astorre, Simona Malpezzi, Anna Ascani, Chiara Braga, Patrizia Prestipino allo Sport.

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