"Che cosa ci faccio oggi io nel Movimento? Io sono come Spirit, il cavallo selvaggio, e d' altra parte loro mi avevano preso per questo. Io sono oggi quello che loro erano alle origini e che ora non sono più perché il sistema li ha addomesticati". A dirlo, è il senatore M5s Gianluigi Paragone, che in una intervista al Quotidiano nazionale dello scorso 29 dicembre, promette battaglia. Paragone è convinto che lo espelleranno: "Ci proveranno, certo. Forse ce la faranno pure, ma poi metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili, come la ministra Dadone che non può essere ministro e probiviro insieme, poi mi appellerò all' espulsione e a quel punto se la prenderanno comoda e io dovrò andare dal ministro della Giustizia Bonafede a dirgli che lui non è in grado di garantire tempi certi di giustizia neanche all'interno del Movimento. E se tutto questo poi non dovesse bastare - aggiunge -, allora resterà sempre la giustizia ordinaria. Perché se tutti quelli che non hanno pagato, come, invece, ho fatto io, hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, allora vorrà dire che tutto questo è solo una truffa". Il Movimento, analizza anche, "in questo momento si è accucciato, nella sua parte di governo, all' area progressista di questo Paese, mentre un' altra parte non sa di preciso dove andare e c' è ancora una terza parte che, come me, è rimasta alle radici di nucleo politico antisistema che a mio giudizio stava meglio con la Lega perché insieme rappresentavano meglio le forze antisistema". "Il Miur - aggiunge - è stato spacchettato per una questione di poltrone".
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