Nel giorno in cui arrivano i primi malati nei nuovi ospedali Covid realizzati a tempo di record nei padiglioni della Fiera di Milano e di Bergamo, si infiamma nuovamente la polemica fra governo e Regione Lombardia. Questa volta a gettare benzina sul fuoco è stato il premier Conte convinto, in una risposta al giornale online Tpi.it che ha fatto un'inchiesta sulla vicenda che "se la Lombardia avesse voluto, avrebbe potuto fare di Alzano e Nembro Zona Rossa" visto che "le Regioni non sono mai state esautorate del potere di adottare ordinanze contingibili e urgenti".
"Io non ritengo che ci siano delle colpe in questa situazione", gli ha replicato a stretto giro di posta il governatore Attilio Fontana aggiungendo che "ammesso che ci sia una colpa, la colpa eventualmente è di entrambi". Detto in altro modo: la Regione aveva chiesto la zona rossa nella Bergamasca e il governo con il decreto dell'8 marzo ha fatto diventare zona rossa tutta la Lombardia, quindi "forse su Alzano si sarebbe potuto fare qualcosa di più rigoroso, ma dopo che era stata istituita una zona rossa noi non avevamo neanche da un punto di vista giuridico la possibilità di intervenire".
Su Nembro e Alzano - ha detto poi Conte in conferenza stampa - "abbiamo sbagliato o fatto bene? Riteniamo di aver agito in scienza e coscienza, ce ne assumiamo tutta la responsabilità. Con la zona rossa estesa a tutta la Lombardia riteniamo di aver assunto una decisione più rigorosa. Ci sarà poi il tempo per giudicare e io non mi sottrarrò. Ora è il momento della concentrazione e del coraggio per uscire dall'emergenza tutti insieme".
Ma arriva la contrareplica della Regione: "A fronte della mappatura della diffusione del contagio, Regione Lombardia il 3 marzo ha reiterato, fra le altre, la richiesta di istituire una zona rossa per Nembro e Alzano, attraverso il Comitato Tecnico Scientifico di supporto a Palazzo Chigi che condivideva tale valutazione, inoltrandola al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Salute":
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