"Ad oggi non sono necessarie ulteriori restrizioni: è sufficiente far rispettare le regole esistenti. Tuttavia se la situazione della diffusione del virus in alcune regioni dovesse aggravarsi, fino ad arrivare alla zona arancione, è evidente che il prezzo delle eventuali chiusure non lo possano e non lo debbano pagare i vaccinati". È quanto scrive sui social il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia.
Il giallo e ancor di più l'arancione fanno paura ed i governatori scatenano l'offensiva sul modello austriaco: le restrizioni legate all'eventuale passaggio di colore di una Regione valgano solo per i non vaccinati, sul modello del lockdown duro deciso da Vienna per chi è senza immunizzazione. Ma arriva l'alt del Governo: "non è allo studio nessuna stretta sul modello austriaco", spiegano fonti di Palazzo Chigi, sottolineando che i dati del contagio in Italia non sono paragonabili a quelli dell'Austria, che la situazione nelle terapie intensive ad oggi è sotto controllo e che continua il monitoraggio dei dati, con una valutazione prevista a dicembre, ma non si vuole fare alcun tipo di allarmismo. Condivide Matteo Salvini, che prende le distanze dai presidenti di Regione, anche da quelli leghisti: "Basta terrorizzare gli italiani. Stiamo lavorando per non chiudere, non proibire, niente a nessuno".
Proprio dal presidente leghista della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, con il suo Friuli candidato a passare in giallo, era partita la proposta: ."La mia idea - osserva - è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati. Chi si è protetto, ha partecipato alla campagna vaccinale, limita le ospedalizzazioni, salvaguarda il sistema di sanità pubblica non può pagare un prezzo di cui non ha nessuna colpa, perché ha creduto nella scienza e nello Stato". Della stessa idea il compagno di partito e governatore della Lombardia, Attilio Fontana: "non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune". Concorda il governatore della Liguria, Giovanni Toti. "Chiederemo al Governo - fa sapere - che le misure restrittive legate alle fasce di colore valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino, non per le persone che lo hanno correttamente fatto".
Anche per il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, "se si dovessero rendere necessarie nuove restrizioni - e il vero gradone è rappresentato a mio avviso dalla cosiddetta zona arancione - queste dovrebbero coinvolgere esclusivamente coloro che non si sono vaccinati". Analoga la posizione di Alberto Cirio (Piemonte): "chi si è vaccinato ha dato prova di fiducia nelle istituzioni e io credo che questa fiducia debba essere ripagata". Le Regioni si riuniranno giovedì per un confronto sul tema, mentre dubbi sulla praticabilità della proposta arrivano dai costituzionalisti. Sono due le sostanziali differenze tra zona bianca e gialla: obbligo di mascherina anche all'aperto, limite di 4 persone al tavolo al ristorante. Più pesanti le limitazioni in caso di passaggio ad arancione, con coprifuoco, chiusura di locali e stop a spostamenti. Salvini non vuol sentir parlare di nuove chiusure e condivide - dicono fonti della Lega - la linea del Governo; l'Italia non ha i numeri (ben più preoccupanti) dell'Austria, il sistema sanitario regge, la durata del Green Pass non cambia. L'obiettivo è evitare nuove restrizioni, ferma restando la massima attenzione per la tutela della salute.
La ministra Mariastella Gelmini ribadisce che le decisioni assunte "consentono al nostro paese di restare aperto. Abbiamo l'84% di cittadini vaccinati con due dosi, il governo monitora con grande attenzione l'andamento dei contagi, sollecita la terza dose, ha varato indicazioni sui mezzi di trasporto, per il momento ci fermiamo qui". E anche la validità del green pass, aggiunge, "al momento resta di 12 mesi. Valuteremo poi in base all'andamento dei contagi". Il punto sarà fatto all'inizio di dicembre, con in mano i dati aggiornati su curva dei contagi, tasso di occupazione di terapie intensive e posti letto ordinari e vaccini: ad oggi hanno completato il ciclo 45, 5 milioni di italiani (il 76,8% della popolazione), mentre la terza dose è stata inoculata a 3,2 milioni. Chiaro che si dovrà spingere sul 'booster'. Ed ecco che, dopo il coinvolgimento della fascia 40-59 anni a partire dall'1 dicembre, ci potrebbe in seguito essere un ulteriore abbassamento dell'età: "è evidente che poi la terza dose sarà per tutti", rileva la Gelmini. "Negli ultimi giorni abbiamo fatto circa 130 mila richiami al giorno - sottolinea il ministro della Salute, Roberto Speranza - dobbiamo insistere".
Tra le altre ipotesi, il taglio a 9 mesi della validità del pass, mentre c'è chi chiede una sforbiciata anche alla scadenza del tampone antigenico: da 72 a 48 ore. Se ne parlerà tra un paio di settimane per una valutazione, con il coinvolgimento anche dal Cts. In appoggio alla posizione dei governatori si schiera il microbiologo Guido Rasi, consulente del commissario all'emergenza Francesco Figliuolo: "dobbiamo creare ambienti con il minor rischio possibile di circolazione. Quindi se i no vax, oltre a creare problemi intrinseci, hanno anche comportamenti che facilitino questa circolazione virale, questo deve essere oggetto di una riflessione importante".
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