Le carte private di Benedetto XVI verranno, o forse sono state già, distrutte. Il suo segretario, mons. Georg Gaenswein, afferma che questa era la volontà di Ratzinger che affidò a lui. Lo stesso Papa emerito avrebbe lasciato una disposizione nero su bianco in tal senso: "I fogli privati di ogni tipo devono essere distrutti. Questo vale senza eccezioni e senza scappatoie". Secondo quanto affermato dallo stesso Gaenswein nel libro "Nient'altro che la verità" (Piemme), "ho ricevuto da lui precise istruzioni, con indicazioni di consegna che mi sento in coscienza obbligato a rispettare, relative alla sua biblioteca, ai manoscritti dei suoi libri, alla documentazione relativa al Concilio e alla corrispondenza".
Gaenswein rivela anche che, oltre al testamento spirituale che è stato anche pubblicato dal Vaticano, Ratzinger ha lasciato anche "annotazioni relative ad alcuni lasciti e doni personali, per il cui adempimento ho il compito di esecutore testamentario, sono state aggiornate via via nel corso degli anni, fino alla più recente aggiunta del 2021". Si potrebbe trattare di un testamento materiale con lasciti relativi alle sue collezioni di libri e musica; Ganswein non lo precisa ma è verosimile che una parte di questi pochi beni terreni detenuti dal Pontefice emerito potrebbero essere destinati alla sua amata Baviera.
Il libro di Gaenswein, scritto a quattro mani con il giornalista Saverio Gaeta e che uscirà la prossima settimana (e del quale sono uscite in questi giorni diverse anticipazioni), scoperchia come un 'vaso di pandora' tanti degli episodi degli ultimi decenni vaticani tuttora avvolti nel mistero. Parla anche del caso di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel nulla nel 1983 e che proprio tra qualche giorno compirebbe 55 anni. "Io non ho mai compilato alcunché sul caso Orlandi per cui questo fantomatico dossier non è mai stato reso noto unicamente perché non esiste", dice il segretario di Ratzinger. Ma la legale della famiglia Orlandi oggi fa sapere: "Lo andai a trovare alla Prefettura della Casa Pontificia quando ancora esercitava in modo sostanziale il munus di Prefetto e fu lui stesso a dirmi, tra le altre cose, che esisteva, eccome, un dossier riservato su Emanuela e che avrei dovuto insistere per farmelo consegnare dalla Segreteria di Stato. Quando gli chiesi di conoscerne il contenuto, o almeno qualche elemento di esso, ribadì che avrei dovuto indirizzare le mie richieste alla Segreteria di Stato.
Spero le pagine del libro siano chiarificatrici".
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