di Yasmin Inangiray
Alle elezioni europee manca ancora un anno, ma è chiaro che per le forze politiche di maggioranza ed opposizione, il voto di Strasburgo rappresenti uno spartiacque per consolidare leadership e costruire, magari, nuove alleanze. Ad accendere il dibattito, tenuto fino ad ora più o meno sottotraccia, è il fondo di Maurizio Molinari, direttore del quotidiano la Repubblica, che ipotizza l'addio dal logo di Fratelli d'Italia della fiamma tricolore. Un'eredità di Alleanza Nazionale e prima ancora del Msi. Un restyling, spiega il direttore, che servirebbe al partito della premier Giorgia Meloni per poter sancire un'alleanza con il Ppe in modo da ipotecare in caso dalle urne esca un risultato significativo la futura presidenza della Commissione Europea.
Che il dialogo tra le due famiglie, quella dei popolari e quella dei conservatori e riformisti di cui Meloni è presidente, sia avviato è cosa nota, ma l'idea che Fdi debba rinunciare ad un 'pezzo' del proprio simbolo al momento non viene (ufficialmente) presa in considerazione. A mettere le mani avanti ci pensa Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito "con buona pace di tutti quelli che in Italia, pur essendo a noi ostili, vorrebbero insegnarci come dovremmo fare politica, il simbolo di Fratelli d'Italia è scelto dagli iscritti e non da altri partiti italiani o europei. Per amore di verità - scandisce il deputato di Fdi - comunichiamo che nessun iscritto di Fratelli d'Italia ha richiesto di modificare il simbolo, ipotesi che appassiona solo la sinistra italiana. E noi siamo poco inclini ad assecondare i desiderata della sinistra".
A fargli eco è Antonio Tajani, voce 'pesante' del Ppe: " Una trattativa sul simbolo è fuori dal reale. Nessuno ha chiesto nulla a nessuno, posso smentire assolutamente", mette in chiaro il ministro degli Esteri che però apre alla possibilità che dopo le elezioni possa esserci "una alleanza tra popolari, conservatori e liberali".
L'idea che Fratelli d'Italia possa eliminare la fiamma dal suo simbolo d'altronde è una tema che di continuo torna ad affacciarsi nel dibattito politico. Poco prima delle elezioni fu la senatrice a vita Liliana Segre a chiedere che Fdi modificasse il suo logo. Richiesta a cui replicò Ignazio La Russa spiegando che la fiamma "non è in alcun modo assimilabile a qualsiasi simbolo del regime fascista e non è mai stata accusata e men che meno condannata, come simbolo apologetico". Senza citare la senatrice a vita, anche la leader di Fdi mise in chiaro che il logo del partito non sarebbe stato modificato: "Eccolo qui, il nostro bel simbolo depositato per le prossime elezioni. Un simbolo del quale andiamo fieri", disse Meloni alla vigilia della presentazione delle liste elettorali.
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