Venerdì scorso a Bruxelles non si sono trovati esattamente sulla stessa lunghezza d'onda. Ma Giorgia Meloni, dopo aver provato a convincere Mateusz Morawiecki a condividere le conclusioni sui migranti del Consiglio Ue, ha spiegato di comprendere le ragioni della Polonia (e dell'Ungheria, l'altro Paese irremovibile): "Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali". È lo spirito di amicizia e affinità politica che lega la premier e il primo ministro polacco, e che sarà rinsaldato nel bilaterale a Varsavia di giovedì, dopo il quale i due esponenti di spicco dell'Ecr presenzieranno ai lavori del seminario organizzato dal gruppo europarlamentare dei Conservatori e riformisti sul futuro dell'Unione europea.
Al centro del colloquio al Palazzo della Cancelleria ci saranno, fra l'altro, cooperazione bilaterale (l'interscambio è a 33,6 miliardi di euro nel 2022, +16%), sicurezza, difesa e i vari temi al centro dell'agenda Ue, su cui il confronto fra Roma e Varsavia è costante. Quindi anche l'allargamento dell'Unione ai Balcani occidentali, la riforma istituzionale dell'Ue (la Polonia non approva il voto a maggioranza qualificata), il sostegno all'Ucraina, le sanzioni a Mosca. Temi, questi ultimi, affrontati anche nella visita di Meloni a Varsavia il 20 febbraio (prima del viaggio a Kiev), e poi nel recente colloquio telefonico dopo il tentato blitz in Russia del Gruppo Wagner.
Ma il focus sarà soprattutto sul dossier migranti. E quindi la protezione dei confini esterni dell'Ue, che è anche il tema più scottante nella campagna elettorale verso la sfida elettorale in autunno fra Morawiecki e Donald Tusk. Tanto che il primo ministro uscente ha annunciato di pensare ad un election day per votare nello stesso giorno anche un referendum sulla redistribuzione dei migranti prevista dal nuovo Patto su migrazione e asilo. L'esecutivo di Varsavia contrasta il principio di solidarietà obbligatoria, mettendo sul piatto l'accoglienza assicurata a milioni di rifugiati ucraini. E Morawiecki ha usato anche le immagini dei disordini in Francia per rilanciare la sua idea diversa di una "Europa dai confini sicuri". "Un aspetto importante è garantire la protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea, sia terrestri che marittime, dal Mar Mediterraneo - ha sottolineato il portavoce del governo polacco Piotr Müller alla vigilia della visita di Meloni -. Attualmente, l'onere di garantire la sicurezza alle frontiere esterne spetta agli Stati membri, che gestiscono direttamente le frontiere esterne dell'Ue. Ecco perché la cooperazione degli Stati e lo scambio di esperienze in questo settore è così importante".
Le elezioni in Polonia e in Spagna potrebbero cambiare gli scenari in vista del voto di giugno 2024 per l'Europarlamento.
La corsa è iniziata anche in Italia, e il centrodestra è partito tutt'altro che allineato. Matteo Salvini non frena la fuga in avanti proponendo "il governo e il centrodestra italiano esteso all'Europa, senza escludere a priori nessuno, altrimenti ci sarà l'ennesima maggioranza con la sinistra, con Macron. Mi domando come qualcuno di centrodestra possa preferire i socialisti". Di certo il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha messo il veto sugli alleati della Lega in Identità e democrazia, ossia il Fronte nazionale francese di Marine Le Pen e i sovranisti tedeschi di Afd. Ma FI da tempo non è un monolite, e non è passata inosservata la considerazione di Alessandro Cattaneo: "La vera distinzione per la futura maggioranza di governo europea sarà tra chi ha cultura di governo e chi no. Mi viene da sorridere quando sento che la Lega e Salvini non sarebbero adatti a governare in Europa".
Giorgia Meloni per ora non entra nel vivo del dibattito, e in generale FdI lo sta seguendo con una certa freddezza. Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, alle domande di Fanpage.it ha risposto che un'alleanza con i socialisti è certamente da escludere, mentre ha glissato sull'ipotesi di andare a braccetto con Identità e democrazia: "È ancora presto, le elezioni sono lontane". L'unico punto fermo nel partito della premier è che prima di ogni decisione definitiva bisogna pesarsi nelle urne.
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