"Giorgio Napolitano era un napoletano vero, un napoletano che si è messo al servizio del Paese". Antonio e Arturo Sergio sono i titolari, insieme al nipote Massimiliano Rosati, dello storico 'Caffè Gambrinus', costruito nel 1890. Hanno conosciuto di persona Giorgio Napolitano che, in occasione di ogni visita a Napoli, prima di recarsi alla residenza presidenziale di Villa Rosebery, sulla collina di Posillipo, non mancava mai di fare una sosta nel locale del centro per bere, quasi sempre in compagnia della moglie Clio, un caffè rigorosamente napoletano e mangiare una sfogliatella.
Napolitano, come amano ricordare i Sergio, era originario di via Monte di Dio, una strada che si inerpica verso il monte Echia, la zona che sovrasta piazza del Plebiscito e Santa Lucia: insomma un 'balcone' sul golfo di Napoli.
"Prima di trasferirsi a Roma per gli impegni politici ha vissuto a poca distanza dal nostro locale - ricorda Arturo Sergio - quando da presidente della Repubblica veniva nel nostro locale ci chiedeva notizie sull'andamento del turismo in città.
Ed era felice se gli riferivamo notizie positive, della presenza di tante persone, di italiani e stranieri. Insomma ha sempre amato la sua Napoli di cui era tanto orgoglioso. Ma in verità questa città è sempre stata amata da tutti i presidenti della Repubblica che mai hanno fatto mancare il loro affetto ai napoletani".
Studi liceali all'Umberto nel quartiere Chiaia, poi quelli universitari alla Federico II, ha svolto parte della sua attività politica (negli anni '50 del secolo scorso) proprio in città frequentando le stanze della federazione del Partito comunista che aveva sede sempre nel centro cittadino, in via dei Fiorentini.
Era cordiale, tiene a rimarcare Arturo Sergio, con tutti, "con il personale e con gli altri avventori che salutava con grande slancio, ma poi al tavolino doveva bere il suo caffè in tranquillità". Da presidente della Repubblica si faceva solitamente accompagnare al bar dai prefetti in carica durante i suoi mandati.
"Io conservo gelosamente la sua firma su un foglio di carta d'Amalfi accanto a quella del suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi", dice ancora Arturo Sergio.
"Ricordo che quando al termine del primo mandato da presidente della Repubblica venne in città ed anche allora fece tappa al 'Gambrinus - riprende il fratello, Antonio Sergio - era già anziano e si vedeva che voleva riposarsi. Ma non esitò a mettersi al servizio del Paese per il secondo mandato. Insomma un napoletano vero che quando viene chiamato non si tira mai indietro".
Napolitano apprezzò, tra l'altro, molto l'idea dei proprietari del Gambrinus di rafforzare la pratica solidale del caffè sospeso, cioè l'abitudine da parte di chi consumava il caffè di pagarne uno o più a favore di persone indigenti.
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