La colazione la domenica mattina nel bar in piazzetta, i giornali nell'edicola gestita dal figlio di Fausto Bertinotti, il barbiere di fiducia, il macellaio togliattiano e la difesa del clochard di quartiere. Quello tra Giorgio Napolitano e il rione Monti, uno dei più antichi di Roma incastonato tra via Nazionale e il Colosseo, è sempre stato un rapporto strettissimo. Perché Monti è prima di tutto un paese nel quale tutti si conoscono e i ruoli non hanno importanza. Per questo ogni domenica mattina Napolitano - fino al 2006 quando venne eletto Presidente della Repubblica e poi ancora dal 2015 quando finì il mandato - si incontrava in Piazza Madonna ai Monti (in piazzetta, per i monticiani), seduto al tavolino del bar assieme a Clio, sotto il braccio la mazzetta di giornali ancora intonsa.
La carne si comprava da Pietro, il macellaio togliattiano che per anni è stato il fornitore ufficiale del Quirinale, da Ciampi in poi, e che mentre tagliava bistecche dispensava aneddoti sui gusti dei vari presidenti. Quando Napolitano venne eletto al Colle la notizia venne accolta con orgoglio dal rione, nonostante qualche malumore per un cambio di viabilità legato a ragioni di sicurezza. All'improvviso in vicolo dei Serpenti, sotto casa del capo dello Stato, comparve una macchina che presidiava la strada 24 ore su 24. Proprio accanto al portone era ferma da anni una vecchia utilitaria, divenuta la casa di Angelo, il clochard. La polizia organizzò immediatamente lo sgombero ma il presidente chiese di poter lasciare Angelo lì dov'era. Era il clochard del quartiere, anzi del paese e il paese se ne prendeva cura, tanto che quando morì, nel 2009, ci fu una veglia in piazzetta.
Finito il mandato alcune abitudini sono tornate, negli anni però l'edicola ha chiuso, Pietro ha abbassato la saracinesca e al bar in piazzetta ci andava solo lei, Clio, cappuccino, cornetto, un libro e le immancabili sigarette. Poi il Covid ha fatto il resto, Clio non è più scesa e quando la pandemia è finita è ricomparsa qualche volta ma poi probabilmente non ne ha avuto più la forza.
L'unico che può ancora raccontare quel periodo e quel paese, prima che i turisti lo invadessero, è Domenico, il barbiere, che è ancora lì con la sua bottega proprio a pochi passi da vicolo dei serpenti. "Lo conoscevo da almeno 40 anni, da quando è venuto ad abitare qui. E' sempre venuto qui a farsi i capelli. Era una persona amabile, ha servito lo Stato per 80 anni, grande merito e grande ringraziamento a quest'uomo così importante e unico". Che quando si sedeva sulla poltrona del barbiere parlava di sport e scherzava sui suoi capelli. "Mi diceva di non tagliare troppo perché i capelli già erano pochi e quei pochi andavano ricercati uno per uno. Era spiritosissimo".
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