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L'Autonomia in Aula, alta tensione al Senato e in piazza

L'Autonomia in Aula, alta tensione al Senato e in piazza

Il Senato respinge le pregiudiziali delle opposizioni. Schlein, Conte e Fratoianni in piazza a Roma contro il ddl. Sindaci del sud all'attacco

ROMA, 16 gennaio 2024, 20:55

di Simonetta Dezi

ANSACheck

La manifestazione in piazza del Plebiscito a Napoli contro l 'autonomia differenziata - RIPRODUZIONE RISERVATA

La manifestazione in piazza del Plebiscito a Napoli contro l 'autonomia differenziata -     RIPRODUZIONE RISERVATA
La manifestazione in piazza del Plebiscito a Napoli contro l 'autonomia differenziata - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata arriva in Aula al Senato ed è subito scontro a Palazzo madama e in piazza. Battaglia storica della Lega, presentato come pilastro del programma di governo, il provvedimento infiamma il dibattito politico, con le opposizioni che fanno fronte comune e promettono una battaglia senza sconti dentro e fuori i palazzi.

Il Pd e i 5s in concomitanza con l'avvio dei lavori chiamano la piazza, con i sindaci del Sud in testa. Manifestazioni in una trentina di città in tutta la penisola, anche davanti alle prefetture al grido di "No alla legge Spacca Italia". Elly Schlein e Giuseppe Conte al Pantheon a Roma si passano il testimone con chi ribadisce: "No alle disuguaglianze, No alla frammentazione della Repubblica" come si legge nero su bianco su uno degli striscioni portati in piazza della Rotonda.

Il centrodestra tira dritto verso il via libera definitivo, che vorrebbe si concretizzasse già in settimana, e respinge le quattro pregiudiziali presentate da Pd, M5s, Avs e Iv. Esito scontato. Ma a leggere la cronaca della giornata lo scontro sulle riforme non è solo quello tra maggioranza e opposizione.

Anche all'interno dei partiti di governo la tensione sale mentre l'Autonomia differenziata si avvia a grandi passi verso l'approvazione definitiva e in commissione Affari costituzionali si stringono i tempi sul premierato. Le due riforme incrociano di nuovo in Senato i loro percorsi: la prima sostenuta dalla Lega, che vuole portare a casa maggiore autonomia regionale; la seconda da Fratelli d'Italia che punta all'elezione diretta del premier. Le opposizioni su questa "staffetta" continuano a lanciare lo stesso "J'accuse" di "indecente baratto tra i due partiti". "Per ottenere l'elezione diretta del presidente del Consiglio, Meloni accetta di votare l'autonomia differenziata della Lega che sfascia il Paese", accusa il capogruppo del Pd Francesco Boccia, gli fanno eco i 5s: "un disastro per la Sanità, una bomba che spaccherà il Paese". Enrico Borghi capogruppo Iv parla di "un patto leonino, l'autonomia differenziata deve procedere come pegno da pagarsi al partito del vicepremier Salvini". La preoccupazione di cristallizzare senza migliorare un'Italia che ha già due velocità serpeggia anche nel Centrodestra tanto che l'azzurro Maurizio Gasparri precisa "Forza Italia garantisce il Sud". La riforma andrà avanti e " i Lep e tutti i livelli di assistenza dovranno essere garantiti per evitare che ci siano Regioni di serie A e B".

Per appianare gli attriti prima di arrivare in Aula è necessario un vertice di maggioranza con il ministro Calderoli, il padre di questa riforma, che alla fine benedice i due emendamenti di modifica FdI con i quali si chiede che che una volta che verrà approvato il provvedimento con i Livelli essenziali di prestazione (Lep), le risorse verranno aumentate anche per le altre Regioni che non hanno chiesto l'Autonomia. E ciò "al fine di scongiurare disparità di trattamento". Il ministro li "benedice" e chiosa " mi sembra che il trenino delle riforme stia andando".

FdI con il presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni commenta: "grazie a FdI il provvedimento è migliorato", "questa riforma non viola la Costituzione la applica". Poi spiega: "Le nostre proposte mirano a stabilire un principio già partendo dall'articolo 1: ci deve essere la coesione nazionale e l'eliminazione delle differenze che purtroppo persistono tra Nord e Sud, centro e periferia. Ricordo ai critici di sinistra che la messa a punto di queste misure non è un fatto discrezionale che si è inventato il centrodestra ma un obbligo costituzionale previsto da 20 anni e che è rimasto inattuato".

Sindaci del sud contro l'autonomia: 'Pronti al referendum' - di Vincenzo Chiumarulo

Si sono radunati nelle piazze di una trentina di città, in molti casi davanti alle prefetture, per protestare contro il disegno di legge dell'Autonomia differenziata che darebbe il "colpo di grazia" a un mezzogiorno "già penalizzato" da politiche che "sottraggono ciò che gli spetta". Nel giorno in cui il ddl è approdato in Senato, gran parte dei 160 sindaci che aderiscono alla rete Recovery Sud, per la maggioranza del Pd e del M5s, hanno manifestato annunciando di essere pronti a un "referendum abrogativo" della riforma messa a punto dal ministro leghista Roberto Calderoli. Gli organizzatori assicurano che i presìdi sono stati organizzati anche in città del Nord, in collaborazione con il tavolo No all'autonomia differenziata (No AD): a Torino, Milano, Bologna, Trieste, Padova, oltre che a Napoli, Potenza e Bari, sindacati, associazioni, partiti politici e comitati hanno espresso chiaramente la propria contrarietà a quella che ritengono sia una "istituzionalizzazione delle diseguaglianze territoriali".

Il sindaco di Bari e presidente dell'Anci, Antonio Decaro, ha partecipato alla manifestazione nel capoluogo pugliese, spiegando che "l'autonomia differenziata", che rischia di impoverire la "parte del paese che è già povera", è "anche colpa" del Pd, "della mia parte politica: se non avessimo dato attuazione alla riforma del titolo V della Costituzione per inseguire la Lega - ha precisato - oggi non staremmo parlando del decreto Calderoli". Allora, ha esortato, "non sbagliamo un'altra volta, lo dobbiamo alle nuove generazioni dei Comuni del sud del nostro paese". "L'autonomia differenziata senza finanziare i livelli essenziali delle prestazioni peggiora la situazione attuale", ha aggiunto Decaro evidenziando che "perequazione significa dare di più a chi ha più bisogno". La sindaca di Andria e presidente di Autonomie locali Puglia, Giovanna Bruno, ha detto che l'autonomia "punta a ridurre i diritti delle persone nella sanità, nella scuola e nel welfare", mentre la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, ritiene sia "l'ultimo colpo che questo governo proverà ad assestare al sud per affossarlo definitivamente". A Napoli, in piazza Plebiscito, c'erano gli ex sindaci Antonio Bassolino e Luigi de Magistris: quest'ultimo ha lamentato una scarsa partecipazione dei cittadini. In Basilicata, poi, è stato organizzato un flash mob e i manifestanti hanno consegnato un documento contro l'autonomia al prefetto di Potenza.

I sindaci del sud evidenziano che il testo dovrà essere "licenziato in tre giorni", uno "strangolamento dei tempi di discussione del Senato" per la "devoluzione della potestà legislativa esclusiva su 23 materie che riguardano la nostra vita quotidiana". A questi timori si aggiungono i calcoli sulla "revisione del Pnrr" che, secondo i sindaci, costerà alle regioni del sud "un taglio di 7,6 miliardi".

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