"Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte della stessa Presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà". Sergio Mattarella è preoccupato, e non da oggi, di quanto si stiano alzando i toni del confronto politico ed interviene con una inevitabile solidarietà a Giorgia Meloni, fresca di un sanguigno match verbale con il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Al capo dello stato non è piaciuta neanche la manifestazione di Roma dove un manichino di cartone con le sembianze della premier è stato bruciato in piazza ed è comprensibile per un presidente che da anni si spende invitando le forze politiche al dialogo, al confronto ma mai allo scontro. Per questo il messaggio di Mattarella va oltre il contingente e vale in questa fase "urbi et orbi". Anche perché si sta entrando in una campagna elettorale che il Quirinale giudica importantissima per il futuro stesso dell'Europa e che, quindi, va ben oltre la piega che sta prendendo in una Italia concentrata più sul semplice conteggio delle percentuali nazionali dei singoli partiti che sulle dinamiche europee.
E lo ha spiegato bene sottolineando come "il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte". Mentre le parole di Sergio Mattarella rimarcano un tentativo di rientro nelle regole della normale dialettica politica, al di sotto del Quirinale non si ferma un ruvido botta e risposta tra il governatore della Campania e la premier. Se De Luca ha esondato definendo nei giorni scorsi la premier una "stronza" (seppur in una sorta di fuorionda), ad accendere le polveri era stata la stessa premier invitando i sindaci e il governatore ad andare a lavorare. Invito preso malissimo a Napoli perché alludeva a una classe dirigente nullafacente.
Ma niente, il match non è finito, neanche dopo le parole del capo dello Stato. Ieri ad attaccare, sull'utilizzo dei Fondi di coesione, è stata la premier e in modo colorito: "se uno guarda l'utilizzo dei Fondi, in Campania ho trovato la festa del fagiolo e della patata, la rassegna della zampogna, la festa del caciocavallo podolico, la sagra dello scazzatiello. Mi chiedo se queste siano le priorità. Spendere i soldi in modo più strategico può dare risultati migliori", ha detto nella trasmissione di Bruno Vespa. Oggi, puntuale come la morte, la controreplica del governatore: "non possiamo dare spazio a chi adotta uno stile da stracciarola, fatto di volgarità, approssimazione, arroganza e mistificazione. Dobbiamo evitare di dare spazio a questi atteggiamenti. Le cose che riguardano la Campania si decidono a Napoli e non a Roma e men che mai nelle stanze del presidente del Consiglio".
Chissà come il Quirinale stia decifrando questa nuova puntata che è andata in onda a ridosso al suo appello alla calma. Intanto a palazzo Chigi avranno apprezzato le parole di Elly Schlein che ha condannato il gesto del manichino bruciato definendolo "inaccettabile". Per la segretaria del Pd "gli avversari si battono con le idee e le proposte. Ha ragione Mattarella nel dire che gli atti di violenza e aggressività verbale o fisica non devono trovare alcuno spazio in democrazia perché travolgono la dignità della politica e ne rappresentano la negazione". Ma stavolta era facile visto che i rapporti tra Schlein e De Luca non sono dissimili da quelli esistenti tra il governatore e la premier. In attesa di un nuovo round la chiusa è di De Luca: almeno fuori dal politicamente corretto "non ci annoiamo".
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