Nuova tegola per il Pd. Dopo il 'caso Bari' che ha portato allo strappo tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein, in Piemonte si dimette il capogruppo regionale Dem, Raffaelle Gallo, figlio di Salvatore Gallo, ex manager di Sitaf indagato per estorsione, peculato e violazione della normativa elettorale. Gallo jr lascia il suo incarico in Consiglio regionale e ritira la propria candidatura per le elezioni di giugno. Ma, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, il Pd fa sapere di avere già in cantiere delle contromisure contro questi 'casi' che lo mettono a dura prova e che vedono tra i protagonisti "perlopiù esponenti politici transitati dalla destra". Contromisure che potrebbero partire dalla Campania.
Salvatore Gallo, detto 'Sasà', non solo dagli amici, a Torino era considerato uomo forte del Partito democratico, soprattutto per il gran numero di tessere che riusciva a fare e a far pesare durante i direttivi e le assemblee.
Ma da quello che emerge dagli atti dell'inchiesta 'Echidna' della procura torinese, sugli interessi della mafia calabrese sui cantieri e i lavori sull'autostrada Torino-Bardonecchia, l'83enne ex manager della Sitaf, concessionaria dell'A32, e con alle spalle un passato nel Partito Socialista di Bettino Craxi, non disdegnava di regalare un ben altro tipo di tessere, a chi poteva fargli un favore o tornare utile in qualche modo. Si tratta delle card delle autostrade per superare senza pagare i varchi della Torino-Bardonecchia. Lo raccontano ai magistrati i carabinieri del Ros e viene riportato nelle 1440 pagine dell'ordinanza, a firma del gip Luca Fidelio, in cui Gallo è accusato di corruzione elettorale, estorsione e peculato. Anche se non aveva più cariche nella Sitaf, spiegano gli inquirenti, l'esponente del Pd esercitava delle influenze nei confronti della società che gli permettevano di "disporre di un non trascurabile numero di tessere di servizio per il passaggio gratuito ai varchi autostradali da omaggiare a piacimento a terze persone" e "nell'ottica di coltivare rapporti di interesse in cambio di utilità".
Gallo elargiva card a medici, dirigenti, politici e giornalisti, anche quando queste non venivano richieste. "Tesserina", la chiamava Gallo, per non pagare i 12,80 euro richiesti ai caselli di Avigliana e Salbertran, per andare verso le montagne olimpiche, tanto amate dai torinesi. Secondo gli inquirenti 'Sasà' aveva creato una sorta di rete di suoi 'protetti', con cui aveva allacciato un legame molto solido da poter essere utilizzato, dicono i magistrati, "strumentalmente secondo le necessità a ogni occasione utile, comprese evidentemente le necessità politiche". Per Gallo infatti, sostengono sempre gli inquirenti, se volevi contare dovevi portare i numeri. Sia inteso come voti, che firme, come ad esempio per la candidatura di Stefano Lo Russo a sindaco di Torino. Al momento Gallo non ha replicato alle accuse, probabilmente in attesa di presentarsi davanti al pm Valerio Longi, titolare dell'inchiesta, per chiarire la sua posizione.
Intanto continuano le indagini della magistratura di Bari sul rischio di compravendita dei voti per le prossime comunali e per le elezioni Europee. Un pericolo che viene evidenziato nelle carte dell'inchiesta che lo scorso 4 aprile ha portato a 8 arresti e 2 divieti di dimora, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le amministrative di Triggiano e Grumo Appula. Tra gli indagati, per corruzione elettorale l'assessora ai Trasporti della Regione Puglia, Anita Maurodinoia, quota Pd, che si è dimessa.
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