Dal dito medio del leader del Carroccio Umberto Bossi ai fotografi, passando per la 'faccia come il culo' di Roberto Giachetti in direzione Pd, rivolta al collega di partito Roberto Speranza. Arrivando alla bestemmia di Silvio Berlusconi, inserita in una barzelletta insultante su Rosy Bindi. Insomma, la parolaccia della premier Giorgia Meloni, "ecco la stronza" detta ripetendo l'insulto ricevuto qualche mese fa da Vincenzo De Luca, non è stata la prima occasione in cui si sente una personalità delle istituzioni usare certi vocaboli. I motori di ricerca, infatti, ne sono pieni: le parolacce e gli insulti coloriti, nel mondo della politica, sono sdoganate da tempo. O almeno, piano piano, finita la prima Repubblica, il linguaggio è cambiato.
Se a metà degli anni 90 le cattive parole scappavano, come successe al premier Lamberto Dini che interrotto in aula sbottò con "Eh cazzo!", via via si sono fatte sempre più presenti. Proprio l'aula della Camera nel 2020, è stata teatro di un siparietto poco edificante. Esempio lampante fu Vittorio Sgarbi nel 2020, quando un diverbio tra la vicepresidente della Camera Mara Carfagna costò l'espulsione al deputato dall'Aula di Montecitorio. Il critico d'arte, portato via di peso, rivolse improperi nei confronti della vice presidente urlando "Vaffanculo, stronza, troia", e altre parole affini. Certo, al di là di quelle di Sgarbi, fecero scalpore alcune frasi del presidente Berlusconi. Oltre alla famosa telefonata a Porta a Porta, in cui disse a Bindi direttamente "lei è più bella che intelligente", fece scalpore la barzelletta raccontata di soppiatto in una visita a L'Aquila, dopo il terremoto, legata all'aspetto di Bindi, con bestemmia finale.
Sempre dall'ex cavaliere, arrivò l'insulto agli italiani che votavano a sinistra: "Ho troppa stima per l'intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano contro il proprio interesse". Nemmeno a sinistra sono esenti da episodi poco garbati: dal No B-day del Popolo Viola, fino al vaffa-day di Beppe Grillo, le parolacce non sono mancate. Anche dai massimi dirigenti della storia della sinistra qualche cattiva parola è stata usata. Ed ecco che proprio l'ex premier Massimo D'Alema, a Ballarò nel 2010, invitò il direttore Sallusti, ad andare a "farsi fottere", e nel 2017 , sempre in una trasmissione Tv, redarguì il giornalista Damilano dicendogli "lei è uno stupido". Nell'ultimo decennio, nell'universo di centrosinistra, famoso fu il discorso del renziano Giachetti in direzione Pd, che nel 2016 perse il controllo. Il radicale, all'epoca ancora nella squadra dem, infiammò l'assemblea del Partito accusando di incoerenza la minoranza sulla legge elettorale: "Speranza, hai la faccia come il culo", la frase detta e accolta da polemiche ma anche da applausi.
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