Le sentenze non sono "dogmi" e la destra è "vittima di un teorema". Verità assolute, non esistono. Nemmeno per la strage di Bologna. Nemmeno per le sentenze passate in giudicato. Ne è convinto Federico Mollicone, esponente di Fdi e presidente della Commissione cultura della Camera. Nella giornata di commemorazione dei 50 anni della strage dell'Italicus, i riflettori dei partiti sono ancora puntati sulla stazione di Bologna. E' il noto esponente della destra romana, a riproporre la teoria di un complotto ai danni di una certa parte politica.
"Non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia", ha affermato in un'intervista a La Stampa. E il centrosinistra insorge chiedendo l'immediata presa di posizione della presidente Giorgia Meloni, pretendendo le dimissioni del suo deputato dalla presidenza di Commissione.
Mollicone nell'intervista dà una sua versione dei fatti sulla strage di Bologna. La storia di Bellini, il quinto condannato all'ergastolo per la strage, anni dopo l'attentato terroristico neofascista, "non c'entra con la nostra storia, e nemmeno mi interessa il suo curriculum giudiziario", ha spiegato al quotidiano torinese. Poi l'affondo contro la magistratura: "Non posso non vedere l'operazione che i giudici hanno portato avanti e che lo ha reso la vittima di un teorema". Mollicone ha sostenuto anche di avere le prove per dimostrare ciò che dice e che l'obiettivo è quello di "trovare la verità storica" per tutti gli italiani: "Chiederemo a Nordio, con un'interrogazione parlamentare, di verificare ciò che sto denunciando". Per il deputato di FdI era chiaro dall'inizio del processo a Bellini, "criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l'obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi, avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana".
Passaggi "revisionisti e negazionisti", "pericolosi e offensivi", hanno detto i partiti di opposizione. "Ci voleva uno come Mollicone, dopo due giorni del solito vittimismo di Giorgia Meloni, per confermare che nel suo partito c'è chi tenta di riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze", è l'attacco della segretaria del Pd Elly Schlein. Che rimarca la gravità delle parole del deputato di maggioranza nella giornata che cade "a 50 anni dalla strage neofascista dell'Italicus". Sulla stessa linea i gruppi dem. "Meloni lo cacci" ha chiesto Stefano Bonaccini. Linea dura anche dall'esponente di Iv Raffaella Paita, così come dai leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Le parole di Mollicone "calpestano le sentenze e le Istituzioni", il commento del presidente M5s Giuseppe Conte che chiede a Meloni di non nascondersi e di "metterci" la faccia. Dopo la polemica e gli attacchi reciproci tra la premier e Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di Bologna, ancora non sembra avvenuta quella 'pacificazione' che qualcuno auspicava. Bolognesi interviene ancora per commentare le parole di Mollicone: "Le sue affermazioni sulle sentenze sul 2 agosto, che sarebbero un "teorema" per colpire la destra, sono "assurdità", ribatte il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna.
Dal centrodestra e dal governo il silenzio, interrotto solo da Edmondo Cirielli, coordinatore della direzione FdI, che ha detto di non condividere "le affermazioni del collega e amico Mollicone" ma di ritenere grave che "dalla sinistra si muovano richieste antidemocratiche tese a censurare". Alle parole di Mollicone, sono seguite quelle del Capo dello Stato. Nel commemorare il 50esimo dell'attentato al treno Italicus, il Presidente Sergio Mattarella ha precisato che "nella catena sanguinosa della stagione stragista dell'estrema destra italiana, di cui la strage dell'Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista". "Il presidente Mattarella svolge con encomiabile equilibrio e determinazione la sua pedagogia civile contro ogni forma di neofascismo". E lo fa "anche oggi", ha osservato l'esponente di Azione Osvaldo Napoli.
L'intervista di Mollicone
"Non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia", "era chiaro dall'inizio del processo a Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l'obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana".
Lo afferma in un'intervista alla Stampa Federico Mollicone, deputato di FdI e presidente della Commissione cultura alla Camera, sulle sentenze sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna.
"Noi - sottolinea - siamo quella destra che, non oggi, ma negli anni Settanta, ruppe con chi scelse il terrorismo. La storia di Bellini non c'entra con la nostra, e nemmeno mi interessa il suo curriculum giudiziario. Ma non posso non vedere l'operazione che i giudici hanno portato avanti e che lo ha reso la vittima di un teorema". Mollicone dice di avere prove per dimostrare ciò che dice. L'obiettivo, sottolinea, è "trovare la verità storica per tutti gli italiani. Chiederemo a Nordio, con un'interrogazione parlamentare, di verificare ciò che sto denunciando".
Le reazioni
"Le parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, sono di una gravità inaudita. A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta più a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni". Così Stefano Bonaccini, presidente del Pd ed europarlamentare. "La presenza di Mollicone nell'aula di Montecitorio è già in sé uno schiaffo alla dignità del Parlamento e la sua permanenza alla presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell'istruzione della Camera è impossibile - sottolinea Bonaccini - Se Meloni non lo toglie da lì e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive. Saremmo allora di fronte a un problema decisamente più grave".
"Mollicone non può più restare a rappresentare come presidente una Commissione Parlamentare, dopo gli attacchi ai giudici della strage di Bologna e la sua contestazione sul loro operato. Il "teorema " di cui parla Mollicone è solo quello architettato dal suo partito per cancellare la realtà dei fatti, ovvero la stagione stagista neofascista, come ha giustamente sottolineato ieri il Presidente Mattarella". Così il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. "Giorgia Meloni ora che fa? Continua a fare lo struzzo mettendo la testa sotto la sabbia per non intervenire ancora una volta? La Premier dica la sua, perché Fdi non può manipolare la storia come stanno facendo i suoi esponenti di partito. Meloni consentirà a Mollicone di rimanere in Fratelli d'Italia? Intanto Mollicone si dimetta immediatamente", aggiunge.
"Giorgia Meloni ha il dovere di farci sapere cosa ne pensa delle gravi dichiarazioni del presidente della commissione cultura di FdI Mollicone secondo cui le sentenze del Tribunale sulla strage della stazione di Bologna sono un Teorema politico. Condivide queste affermazioni? Ha il dovere di rispondere". Lo scrive su X, Simona Malpezzi, senatrice del Pd.
"L'intervista di Mollicone conferma che ha ragione Bolognesi: una parte della destra oggi al governo è ancora quella di 30 anni fa, negazionista, ambigua, pericolosamente revisionista sulle responsabilità storiche e politiche del neofascismo italiano. Invece di avventurarsi in fantasiose e risibili ipotesi sulla strage di Bologna, chiederei a Mollicone di spiegare perché tutti gli stragisti italiani passarono dal Movimento sociale italiano, spesso con posizioni di rilievo? Perché la gran parte di loro aveva fatto parte di Ordine Nuovo, corrente del Msi di cui era leader Pino Rauti? Perché lo stragista Maggi fu candidato nelle file del Msi due anni prima di organizzare la strage di Piazza della Loggia? Perché questa destra che si vanta di affondare le sue radici nel Msi non ha mai fatto i conti, non ha mai detto una parola su queste responsabilità politiche? Per questo il revisionismo di Mollicone non solo è irricevibile, ma risulta ambiguo e inquietante". Così in una nota Alfredo Bazoli, senatore del Pd. "E gli suggerirei di non tirare in ballo il ministro della giustizia - aggiunge il dem -. I magistrati in Italia sono autonomi e indipendenti, non obbediscono al potere esecutivo. Almeno fino a quando non sarà approvata la riforma della giustizia tanto perseguita da questo governo".
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