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De Pascale difende roccaforte in Emilia-Romagna, Ugolini tenta assalto

De Pascale difende roccaforte in Emilia-Romagna, Ugolini tenta assalto

La Regione al voto per scegliere il successore di Bonaccini

BOLOGNA, 16 novembre 2024, 18:28

Leonardo Nesti

ANSACheck
Elena Ugolini e Michele de Pascale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Elena Ugolini e Michele de Pascale - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Una roccaforte che il centrosinistra non può permettersi di perdere. Il senso delle regionali in Emilia-Romagna è sostanzialmente questo: finita l'era di Stefano Bonaccini il Pd si affida al sindaco di Ravenna, Michele de Pascale. Il centrodestra tenta l'assalto, spinto dal governo, con Elena Ugolini, insegnante e preside, indipendente dai partiti, di area Comunione e Liberazione.


    Le elezioni in Emilia-Romagna arrivano con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, terminata con l'elezione all'europarlamento di Bonaccini, che non si sarebbe potuto ricandidare per un terzo mandato.


    Il Pd, dopo una discussione abbastanza rapida che ha preso in esame anche gli assessori uscenti, Irene Priolo e Vincenzo Colla, ha scelto de Pascale, 40enne, sindaco dal curriculum classico dell'amministratore emiliano-romagnolo, con la benedizione di Bonaccini e della segretaria Elly Schlein.
    Attorno a lui si è compattata una coalizione in versione campo larghissimo, con Pd, M5s, Avs e tutta l'area lib-dem. Compresa Italia Viva, il cui coinvolgimento ha rappresentato l'unico momento di frizione di tutta la campagna elettorale all'interno della coalizione, a causa del veto di Giuseppe Conte a inserire il simbolo di Renzi sulla scheda.
    La soluzione, che alla fine ha accontentato tutti, è stata quella di inserire i candidati di Italia Viva nella lista civica a sostegno di de Pascale. Una coalizione larghissima, quindi, i cui partiti alle europee di giugno, sommati insieme, hanno preso circa 15 punti percentuali in più rispetto al centrodestra. Ecco perché una sconfitta del Pd e del centrosinistra in Emilia-Romagna, avrebbe i contorni di una debacle storica.


    E storica sarebbe, di conseguenza, un'affermazione del centrodestra nell'unica regione (insieme alla Toscana) mai conquistata in 54 anni di esistenza delle Regioni. Ci prova con una candidata indipendente dai partiti, ma non priva di esperienza politica, visto che Elena Ugolini, insegnante e preside di area Comunione e Liberazione, è stata sottosegretaria all'Istruzione nel governo guidato da Mario Monti. Il centrodestra è compatto al suo sostegno, con un occhio anche alla ridefinizione dei rapporti di forza all'interno della coalizione.

Ci sono in corsa altri due candidati: Federico Serra guida una lista di cui fanno parte 'Potere al Popolo' e 'Rifondazione comunista' che rivendica come parole d'ordine: pace, lavoro e ambiente. Luca Teodori è invece il candidato di una lista che si oppone alle vaccinazioni obbligatorie e sostiene l'uscita dall'euro.

La campagna elettorale si è animata soprattutto su due temi: la ricostruzione post-alluvione e la sanità. Su entrambe le questioni c'è un rimpallo di responsabilità: la sinistra accusa il governo di non aver dato i rimborsi promessi agli alluvionati, di non aver messo abbastanza soldi nei progetti di tutela ambientale e di aver pesantemente definanziato il sistema pubblico della sanità. La destra accusa chi ha amministrato la Regione negli ultimi anni di non aver speso i soldi che sono stati messi a disposizione da Roma e di aver organizzato il sistema di salute pubblica secondo modalità che ne hanno peggiorato l'efficienza. Il momento più teso di tutta la campagna elettorale è stato il 9 novembre quando a Bologna, vicino alla stazione, c'è stato un corteo di Casapound al quale si è opposto prima un presidio promosso dall'Anpi, poi una manifestazione dei collettivi studenteschi che si è scontrata con la polizia. Ne è seguito un durissimo scambio di accuse e una polemica molto accesa, che ha contrapposto in particolare il sindaco di Bologna Matteo Lepore e la premier Giorgia Meloni. Sul voto potrebbe pesare l'affluenza, che tutti i protagonisti si aspettano non altissima anche per la scarsa attenzione mediatica, soprattutto in confronto a quello che avvenne nelle precedenti elezioni del gennaio 2020 che catalizzarono l'attenzione di tutto il sistema politico italiano. Ma è difficile dire quale dei due schieramenti potrebbe avvantaggiarsi di una scarsa partecipazione alle urne.
   

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