La conferma arriva quando al Quirinale è già tutto pronto: Tommaso Foti si presenta da Sergio Mattarella, visibilmente emozionato, per giurare come nuovo ministro nel giorno in cui Raffaele Fitto prende ufficialmente possesso dei suoi nuovi uffici a Bruxelles.
"Ha un bel compito..." gli sorride il capo dello Stato, che ha posto fin dall'inizio grandissima attenzione al dossier più delicato che eredita il neoministro emiliano, quello del Pnrr. Ma Foti - che sarà sostituito in Parlamento come capogruppo da un altro emiliano, Galeazzo Bignami - avrà tutte le deleghe, niente spacchettamenti ha deciso Giorgia Meloni che chiude la partita in tempi rapidissimi - come aveva già fatto con la staffetta Sangiuliano-Giuli - e cambia il meno possibile nel suo esecutivo.
La premier elogia subito il nuovo componente della sua squadra: è "tra le migliori risorse" e saprà lavorare "con la stessa meticolosità di Fitto", dice in una giornata in cui festeggia anche i dati positivi dell'Istat e rivendica la strada compiuta da FdI. Sui social rilancia quel famoso "noi siamo un capriccio della storia, non ci sottovalutate", pronunciato a Trieste al congresso di 7 anni fa, vantando la "stessa determinazione" oggi che guida un governo tra "i più stabili in Europa" e ha ottenuto per il suo commissario non solo un portafoglio di peso, ma anche la vicepresidenza esecutiva.
Nonostante i litigi che sono "inciampi fisiologici", ribadisce Meloni in una intervista serale su Rete 4, "il governo non cadrà". E a chi come Nicola Fratoianni dice che l'Italia "va capovolta", la premier ribatte che "gli italiani l'hanno già capovolta, il 25 settembre 2022 quando hanno mandato a casa la sinistra". Dopo avere respinto anche le critiche della segretaria dem Elly Schlein sulla sanità (i tagli non ci sono, insiste la premier, "un po' mi vergogno per lei" che lo dice), Meloni si dichiara però "preoccupata" non tanto dalle manifestazioni, quanto da "certa classe dirigente intollerante e irresponsabile" di una sinistra che "quando perde il potere perde anche le staffe".
La piazza dei sindacati la preoccupa invece "un po' meno" perché, dice, "capisco le difficoltà di Landini" che alza i toni perché "ha argomenti deboli, come deboli sono i suoi risultati". Un passaggio su Stellantis ("tuteleremo occupazione e indotto") e sull'operazione Unicredit-Bpm ("faremo valutazioni neutrali" ma "nell'interesse nazionale"), la premier racconta del suo recente viaggio in Argentina da Javier Milei - che sarà peraltro uno dei superospiti di Atreju, la festa del suo partito, la prossima settimana. "Non avrei dovuto portarci Giorgetti che già vorrebbe tagliare un po' tutto, una scelta drammatica", scherza la premier, ribadendo la massima "fiducia" nel titolare dell'Economia.
Altrettanta Meloni la ripone nel neo ministro, di stretta militanza di Fdi (e nerazzurra) dopo una vita tutta passata in politica e a destra. Arrivano in batteria auguri e complimenti da tutto il suo partito e anche dagli alleati, a partire dai due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, che nei giorni scorsi avevano assicurato (in pubblico) ripetutamente di non avere pretese sulla casella lasciata libera da Fitto. Per i posti di sottogoverno vacanti la valutazione dovrebbe invece essere fatta con il nuovo anno, in una logica più complessiva di riequilibri anche in vista del valzer delle presidenze di commissione di metà legislatura, attesa in primavera. Intanto Bignami (finito in passato nel mirino delle opposizioni per una sua vecchia foto vestito da nazista riproposta anche nei primi mesi dell'esecutivo guidato dalla destra, per la quale però si è "più volte scusato") sarà subito eletto capogruppo, per non lasciare sguarnita una casella così importante con la manovra che sta per entrare nel vivo proprio alla Camera.
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