dell'inviato Domenico Palesse
L'AQUILA - Ad un anno dal terremoto del 6 aprile anche per i piccoli paesi dell'hinterland aquilano e' tempo di bilanci. Basta percorrere la statale 17, quella dell'appennino abruzzese, per rendersi conto che nelle piccole frazioni lo squarcio del sisma e' ancora aperto. La parola piu' ricorrente sulla bocca degli abitanti di Villa Sant'Angelo, cosi' come di quelli di San Gregorio, Bazzano, San Demetrio od Onna e' ripartire.
La statale che porta a L'Aquila si snoda in innumerevoli incroci che portano ai piccoli paesini. I loro centri sono chiusi, bloccati dalle macerie o dalle transenne: ''Vietato entrare'', o ''Zona Rossa, pericolo di caduta macerie'', sono le scritte in cui e' piu' facile imbattersi.
A San Demetrio i segni del sisma sono ancora visibili, le impalcature ''sorreggono'' il paese. La campana della chiesa resta in silenzio anche a Pasquetta. I tiranti che tengono in piedi il campanile non potrebbero mai reggere altri smottamenti. Le strade sono silenziose, vuote. Solo qualche ragazzo al bar approfitta del giorno di festa per sorseggiare l'aperitivo di Pasquetta. Il vento che sferza tra le montagne dell'appennino si fa sentire e chi puo' se ne sta a casa. Quella che gli e' stata consegnata tre mesi fa, quel modulo prefabbricato dal quale ripartire. Ce ne sono una cinquantina a San Demetrio. Tutti arancioni, difficile non riconoscerli tra ruderi e detriti che invadono le strade. Qui qualcuno ha organizzato un barbecue, altri un improvvisato ''simposio'' di Pasqua, con quattro sedie di plastica ed un tavolino arrangiato.
Anche a Villa Sant'Angelo il centro non c'e' piu'. E' venuto letteralmente giu' quel 6 aprile. Tra una transenna ed un'altra si riesce comunque a trovare un varco per entrare. Le abitazioni sembrano esplose. Quel che ne resta si trasforma in un pugno allo stomaco. Gli unici rumori in mezzo alle macerie sono quelli dei passi e del vento che si incanala nei vicoletti del paese. La ricostruzione e' lontana miglia e miglia.
Proseguendo il viaggio una sosta e' d'obbligo a Villa di Mezzo. Anche qui, come in tanti altri centri, e' stata ricostruita la chiesa del paese. Dalla collina si riescono a scorgere i tetti delle case, rimasti ormai quasi scheletri. Decine di prefabbricati consentono alle famiglie di avere un posto sicuro dove alloggiare.
A San Gregorio si preparano per la fiaccolata di stanotte. Gli abitanti hanno deciso di ricordare le ''loro'' vittime con una stele a memoria dei 9 concittadini che un anno fa trovarono la morte. Si discute su dove mettere i fiori e le piante. Su come allestire la manifestazione del giorno dopo e su chi aprira' il prefabbricato del ''comitato'', mentre sullo sfondo, al di la' della strada, una chiesa ormai rasa al suolo ricorda il dramma del 6 aprile.
Diversa la sensazione che si ha arrivando ad Onna, il paese che non c'e' piu'. Qui c'e' una lunga fila di automobili prima di poter accedere al paese. Una strada stretta che imbottiglia il traffico, intasato ancor di piu' da curiosi e passanti. Ci sono famigliole e veri e propri ''turisti della disgrazia'', armati di macchina fotografica per passare la Pasquetta tra le macerie. Il campo dei vigili del fuoco e' a ridosso di quel che resta del centro storico. Un lungo striscione fotografico racconta, tramite immagini, la storia di Onna. Di quelle stradine immortalate su pellicola non resta piu' nulla. Ora ci sono solo tanti moduli e prefabbricati a costituire il centro. Su una parete della chiesa c'e' una piantina del paese e in un cesto alcun post-it. Chiunque puo' dare il proprio contributo per la nuova Onna. A lasciare la propria firma sono in molti, soprattutto passanti e volontari. Tra un augurio di buona pasqua ed una richiesta di infrastrutture c'e' spazio anche per il sogno di ogni bambino: tornare a giocare su un vero campo di calcetto.
Il popolo abruzzese si sta rialzando. Le macerie che lo circondano non fanno paura, ma sono comunque un simbolo da rimuovere quanto prima. Ad un anno dal terremoto e a pochi mesi dalla consegna delle abitazioni, e' il momento di una fase nuova, quella della ricostruzione.