dell'inviata Laurance Figa'-Talamanca
BENGASI (LIBIA) - Una passerella di 'prigionieri di guerra', messa in scena a favore di giornalisti e telecamere di tutto il mondo. E' accaduto oggi a Bengasi, roccaforte degli insorti libici, dove il servizio stampa della 'Rivoluzione del 17 febbraio' ha organizzato una 'visita guidata' nella base militare '7 aprile' alle porte della città, per una cinquantina di inviati stranieri a bordo di un pullman. Tre uomini, presentati come prigionieri, sono stati fatti sfilare in una stanza bianca e spoglia davanti alle telecamere, ognuno per una breve testimonianza in arabo, poi tradotta in inglese da uno degli organizzatori. Adel Busifi, l'unico dei tre con addosso una divisa, ha detto di essere una guardia della sicurezza di Muammar Gheddafi e di essere stato catturato tre giorni fa ad Ajdabyia, dove da giorni si confrontano ribelli armati e miliziani governativi. "Sono stato trattato molto bene e sarò presto rilasciato perché ho sposato la causa della 'Rivoluzione' ", ha raccontato secondo quanto riferito dall'interprete. Qualche scatto di flash, pochissime o nessuna domanda. Poi è la volta di Muftah al Kadiki, un giornalista di Alzahaf al Akdar.
"Sono stato arrestato nella mia casa di Bengasi. Sono stato trattato molto bene", assicura anche lui. In effetti nessuno dei tre porta segni di maltrattamenti. "E' un alto ufficiale di Gheddafi, riferiva nostre informazioni strategiche a Tripoli", spiega ancora l'interprete-organizzatore. Come lo avete scoperto? chiede un giornalista. "Conosciamo tutti qui", è stata la risposta più che evasiva. L'ultimo dei tre, Islam Jaballah, ha detto di essere della guardia nazionale: "Mi sono consegnato spontaneamente ai rivoluzionari per aderire alla battaglia anti-Gheddafi", ha dichiarato anche lui.