di Remigio Benni
IL CAIRO - La forte incertezza sul futuro dell'Egitto, acuita dalla decisione odierna della Corte Costituzionale che ha annullato le votazioni per il Parlamento, dominato dagli islamici, e spianato la strada alla corsa presidenziale dell'ultimo premier sotto Mubarak, Hamad Shafiq, non sembra (al momento) turbare la preparazione al ballottaggio, confermato dal consiglio militare egiziano. Al secondo turno delle presidenziali, sabato e domenica prossima, si affrontano l'ex premier di Mubarak Shafiq e il Fratello Musulmano Mohamed Morsi.
POCA AFFLUENZA AL PRIMO TURNO - Dei 50 milioni di egiziani aventi diritto ad andare alle urne, nel primo turno del 23 e 24 maggio poco meno di 13 milioni hanno espresso voti validi. Il risultato è stato il 25 per cento a favore di Morsi, il 24 per Shafiq, il 22 per un candidato della sinistra, il nasseriano Hamdeen Sabbahi, il 18 per un ex Fratello Musulmano, islamico moderato, Abdel Aboul Fotouh, e l'11 per cento per Amr Mussa, al quale sondaggi risultati inattendibili attribuivano una concreta possibilità di vittoria.
ASTENSIONISMO O VOTO DI MASSA AL BALLOTTAGGIO - Per il secondo turno resta l'incognita se l'astensionismo, che la commissione elettorale ha rilevato a poco meno del 60 per cento nel primo, terrà ancora lontano dalle urne molta parte del popolo egiziano o se gli avvenimenti delle ultime ore indurranno una partecipazione più sostenuta. A favore di questa seconda possibilità potrebbero contribuire tanto un maggior impegno nel raccogliere voti per Morsi da parte della potente confraternita dei Fratelli Musulmani, quanto un risvegliato interesse di tutti coloro che rifiutano la prospettiva di uno Stato guidato da un presidente a caratterizzazione fortemente islamica, pronti a votare per l'ex premier di Mubarak.
INCOGNITA QUORUM - In aggiunta, parte dei giovani rivoluzionari che nel primo turno hanno votato Sabbahi o Aboul Fotouh potrebbero sollecitare elettori non legati ai due in ballottaggio ad andare a barrare la propria scheda contro entrambi, nel tentativo di non far raggiungere il quorum a nessuno dei due. Sono infatti molto risentiti, ma non solo loro, per la decisione che la Corte Costituzionale ha preso oggi dichiarando incostituzionale la legge che bandiva dalla corsa elettorale esponenti del vecchio regime e quindi riammettendo di fatto in pista l'ex ministro Shafiq.