Mi hanno chiesto tempo e io gliel'ho dato ma guai a ripresentarsi la settimana prossima con le stesse posizioni. Sergio Mattarella non è sorpreso dalla guerra di veti incrociati registrati in questi primi colloqui. Tutto previsto si osserva, ma non si può non annotare con una certa preoccupazione come persistano "disegni diversi" e contrapposizioni pesanti tra i partiti. Al Quirinale si affilano quindi anche le armi di persuasione per convincere le parti che non saranno tollerati tatticismi all'infinito. Già oggi Sergio Mattarella ha scelto di intervenire personalmente con un primo richiamo alla responsabilità ricordando agli smemorati che - piaccia o non piaccia - siamo tornati al proporzionale, sistema che pretende alleanze.
Già l'uso reiterato del termine "inciucio", diventato sinonimo di accordo immondo ai tempi del maggioritario, crea un pericoloso cortocircuito politico. Per questo è bene rileggere le parole con le quali Mattarella ha spiegato perché aderisce alle richieste dei partiti di concedere un altro po' di tempo: "È indispensabile - in base alle regole della nostra democrazia - che vi siano delle intese tra più parti politiche per formare una coalizione che possa avere la maggioranza in Parlamento e quindi far nascere e sostenere un governo". "Responsabilità e coalizione" sono le parole chiave per Mattarella. E' inutile girarci intorno, serve "una coalizione" e Mattarella certo non parla della coalizione di centrodestra che da sola è lontana da una maggioranza indipendente in Parlamento. Serve un "inciucio", si potrebbe allora dire. Tra chi? Le strade numericamente praticabili sono quattro. Eccole in ordine di probabilità: un "inciucio" tra M5s e centrodestra (maggioranza solidissima); un "inciucio" tra M5s e Lega senza Forza Italia (maggioranza sufficiente); un "inciucio" tra M5s e Pd (maggioranza sufficiente con l'incognita renziani); un "inciucio old style" - un tempo si chiamava patto del Nazareno- tra centrodestra e Pd.
Di tutto questo il presidente è consapevole da settimane, ma oggi ha preso atto della grande contrarietà dei partiti a un Governo di tutti che faccia poco, riformi la legge elettorale per poi tornare a votare nella primavera 2019. E delle spavalde dichiarazioni di Lega e M5s di essere pronti a tornare a votare subito, magari già a ottobre. Allora Mattarella si predispone alla pazienza per verificare con attenzione se la prossima settimana Luigi Di Maio e Matteo Salvini sapranno fare dei passi in avanti e se il Pd uscirà dalla posizione criptica che ancora l'attanaglia. Pazienza alla quale è pronto ad affiancare il bastone che al momento sembra essere la possibilità di affidare un incarico esplorativo a uno dei due giovani vincitori delle elezioni. Opzione che sembra terrorizzare tanto il leader cinque stelle quanto il leader leghista, visto che "l'inciucio" ancora si deve materializzare. Infine di una cosa tutti, a partire da Salvini, dovranno tenere conto: la tenuta dei Trattati internazionali (in primis quelli europei) e il pareggio di Bilancio che, ha ricordato il presidente negli incontri, è scritto in Costituzione.
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