"Dopo l'uccisione di Moro il sistema politico italiano è entrato in coma", una crisi che "si conclude nel '92 con l'arrivo di Berlusconi" e la "fine dei partiti che fecero la Costituzione" e "oggi vediamo "un sistema nuovamente inceppato". E' la considerazione di Emanuele Macaluso, allora senatore del Pci, a quarant'anni da quel 9 maggio del 1978 che cambiò la storia d'Italia con il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Da tempo Macaluso sostiene l'importanza del contesto internazionale in quella vicenda. "L'operazione del sequestro e dell'uccisione di Moro - evidenzia - è stato opera delle Br ma è vero anche che le Br hanno agito in un contesto nazionale e internazionale ben definito: Moro e Berlinguer rompevano un sistema" con una operazione "che non piaceva né agli Usa e all'Urss sul piano internazionale, né alle forze occulte che avevano sempre osteggiato Moro" in questo.
"Dopo - sottolinea Macaluso - fu scoperta la P2 con generali dei carabinieri, finanzieri, uomini vicini a ministri". "Insomma - sottolinea - dico che le Br lo fecero, non erano dei burattini, ma agirono in un contesto politico tale, per cui non fu possibile, durante la prigionia trovare dove fosse" il presidente Dc.
"Dopo l'uccisione di Moro - sottolinea ancora Macaluso - il sistema politico italiano è entrato in crisi, non c'è più stata una soluzione organica". Se la storia fosse andata diversamente "sarebbe cambiato tutto il sistema politico delle alternative di governo" arrivando a comprendere anche il Pci che era invece stato sempre all'opposizione. Ma in ogni caso - dice ancora Macaluso - "anche col senno di poi il partito ha fatto bene a mantenere la politica della fermezza". Le Br - evidenzia - cercavano una legittimazione.
Questo avrebbe cambiato tutto, avrebbe dato una legittimità a una forza eversiva. Per questo io, ancora oggi, sono convinto che la fermezza fosse necessaria, inevitabile". Del giorno del ritrovamento di Moro, sottolinea, "ricordo una grande preoccupazione, una grande amarezza e il dramma per un uomo che aveva avuto una storia straordinaria, una visione della politica, dello Stato eccezionale". "Oggi - conclude - siamo in mano ai Di Maio, allora avevamo i Moro, i La Malfa, i Pertini anche i Craxi. Questo è il senso del precipizio".
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