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Cannes, Almodovar: "I film sono la mia autobiografia"

Panama Papers? Mi trattano da protagonista, ma sono comparsa

Alessandra Magliaro

Pedro Almodovar sulla Croisette, un classico si può dire, ma l'attesa per il regista spagnolo era maggiore del solito questa volta, perlomeno per due motivi: con il fratello da sempre anche suo produttore Augustin è nella lista degli investitori off shore nell'immenso fascicolo mondiale di Panama Papers e Julieta, in concorso al festival di Cannes, è il suo ventesimo film. I due fatti - Julieta e Panama Papers - avevano una coincidenza: l'annuncio dei nomi, con il suo coinvolgimento, è accaduto ai primi di aprile proprio mentre usciva il film e Almodovar decise di bloccare tutti gli impegni promozionali, annullando conferenze stampa e junket internazionali. Quella di martedì a Cannes è stata la sua prima uscita.

"Se Panama Papers fosse un film io e mio fratello Augustin avremmo avuto un ruolo da comparse, per la stampa spagnola invece siamo diventati i protagonisti, ma i protagonisti nella realtà sono ben altri", ha detto Pedro Almodovar quando alla conferenza stampa, rompendo il riguardo che era stato chiesto - solo domande sul film please - un giornalista, premettendo che Julieta è un bel film, ha chiesto un commento sul caso del fascicolo sui truffatori del fisco, "e tutta questa storia non ti ha impedito di vedere il mio film e anche di apprezzarlo", ha detto tra gli applausi. Resta il fatto che con Julieta - un Almodrama familiare ispirato ai racconti di Alice Munroe Runaway - Pedro fa 20 film, "ma non ho mai cambiato il modo di lavorare, per me è sempre cominciare dalla storia".

Questa però risente dell'Almodovar di oggi, 66 anni, due operazioni un anno fa, un cambiamento di spirito: "Sento il tempo, non è che mi senta vecchio, ma sono d'accordo con Philip Roth: la vecchiaia non è una malattia, e' un disastro. Ti viene di pensare alla salute, ti senti fragile e io non pensavo di esserlo. Non sono nostalgico, ma mi mancano gli anni '80, e' una constatazione triste, ma e' la sensazione che sto vivendo". Almodovar ha ammesso: "Ho sempre risposto no alle proposte di scrivere un'autobiografia e non ne ho autorizzata alcuna. La mia autobiografia sono i miei 20 film - dal fantastico esordio di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio 1980 a Julieta 2016, passando per due Oscar per Tutto su mia madre e Parla con lei - sono loro a rappresentarmi perché la mia vita stessa sta nei miei film".

Ecco che Julieta rappresenta quello che è Pedro oggi, maturo, non troppo allegro a dirla tutta. "Le donne, le madri sono sempre state centrali nei miei film e mi hanno sempre rappresentato. Vitali, generose, irruente, questa invece è la più vulnerabile che abbia mai raccontato, la sua è una resistenza passiva e disperata, si porta dentro un dolore indicibile - il marito muore 'a causa sua', la figlia adolescente sparisce e rompe i ponti con la madre per 12 anni - ha una vita in perdita che la mina come persona e nel finale diventa una specie di zombie".

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