Pedro Almodovar sulla Croisette, un classico si può dire, ma l'attesa per il regista spagnolo era maggiore del solito questa volta, perlomeno per due motivi: con il fratello da sempre anche suo produttore Augustin è nella lista degli investitori off shore nell'immenso fascicolo mondiale di Panama Papers e Julieta, in concorso al festival di Cannes, è il suo ventesimo film. I due fatti - Julieta e Panama Papers - avevano una coincidenza: l'annuncio dei nomi, con il suo coinvolgimento, è accaduto ai primi di aprile proprio mentre usciva il film e Almodovar decise di bloccare tutti gli impegni promozionali, annullando conferenze stampa e junket internazionali. Quella di martedì a Cannes è stata la sua prima uscita.
"Se Panama Papers fosse un film io e mio fratello Augustin avremmo avuto un ruolo da comparse, per la stampa spagnola invece siamo diventati i protagonisti, ma i protagonisti nella realtà sono ben altri", ha detto Pedro Almodovar quando alla conferenza stampa, rompendo il riguardo che era stato chiesto - solo domande sul film please - un giornalista, premettendo che Julieta è un bel film, ha chiesto un commento sul caso del fascicolo sui truffatori del fisco, "e tutta questa storia non ti ha impedito di vedere il mio film e anche di apprezzarlo", ha detto tra gli applausi. Resta il fatto che con Julieta - un Almodrama familiare ispirato ai racconti di Alice Munroe Runaway - Pedro fa 20 film, "ma non ho mai cambiato il modo di lavorare, per me è sempre cominciare dalla storia".
Questa però risente dell'Almodovar di oggi, 66 anni, due operazioni un anno fa, un cambiamento di spirito: "Sento il tempo, non è che mi senta vecchio, ma sono d'accordo con Philip Roth: la vecchiaia non è una malattia, e' un disastro. Ti viene di pensare alla salute, ti senti fragile e io non pensavo di esserlo. Non sono nostalgico, ma mi mancano gli anni '80, e' una constatazione triste, ma e' la sensazione che sto vivendo". Almodovar ha ammesso: "Ho sempre risposto no alle proposte di scrivere un'autobiografia e non ne ho autorizzata alcuna. La mia autobiografia sono i miei 20 film - dal fantastico esordio di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio 1980 a Julieta 2016, passando per due Oscar per Tutto su mia madre e Parla con lei - sono loro a rappresentarmi perché la mia vita stessa sta nei miei film".
Ecco che Julieta rappresenta quello che è Pedro oggi, maturo, non troppo allegro a dirla tutta. "Le donne, le madri sono sempre state centrali nei miei film e mi hanno sempre rappresentato. Vitali, generose, irruente, questa invece è la più vulnerabile che abbia mai raccontato, la sua è una resistenza passiva e disperata, si porta dentro un dolore indicibile - il marito muore 'a causa sua', la figlia adolescente sparisce e rompe i ponti con la madre per 12 anni - ha una vita in perdita che la mina come persona e nel finale diventa una specie di zombie".