Un anno fa, il 25 luglio 2018, nella clinica di Zurigo dove era ricoverato da fine giugno, moriva Sergio Marchionne. Accanto a lui la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler.
"E' accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l'uomo e l'amico, se n'è andato", ha detto John Elkann annunciando la morte dell'ex ad di Fca. "Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell'esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore". "Un uomo speciale", ha detto il nuovo ad di Fca Mike Manley che ha parlato dopo la presentazione dei conti dell'azienda con il debito a zero come promesso da Marchionne.
La notizia della morte di Marchionne è comparsa immediatamente su tutte le homepage dei siti internazionali.
Unanime il cordoglio del mondo della politica e delle istituzioni. Mentre le fabbriche del gruppo Fca si sono fermate per salutare l'ex ad che ha cambiato l'azienda.
BANDIERE A MEZZ'ASTA ALLA FCA
Nato a Chieti 66 anni fa, figlio di un maresciallo dei Carbinieri. Studi in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), domicilio in Svizzera, due figli, Marchionne, l'uomo dal maglioncino nero, ha vissuto gli ultimi anni tra Torino e Detroit, guidando la 'rivoluzione' che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari.
Un manager al centro anche delle relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump, che in Italia ha respinto l'invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l'ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.
A Torino Marchionne lo aveva portato Umberto Agnelli, che lo aveva conosciuto in Sgs e lo aveva voluto nel consiglio di amministrazione. Il primo giugno 2004, pochi giorni dopo la morte di Umberto, è l'uomo scelto per guidare la rinascita, con Luca di Montezemolo presidente e John Elkann vicepresidente.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA