Sarà la Lucky Red a distribuire in sala il film che ha vinto il Leone d'oro alla 71/ma Mostra del cinema di Venezia. L'uscita di A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson non è ancora stata annunciata.
Il Postino di Andrei Konchalovskij ('Le notti bianche del postino'), Leone d'argento, non ha una distribuzione italiana. Il terzo premio, il Gran premio della giuria a The look of silence, sarà distribuito da una piccola società, la I Wonder specializzata in documentari d'autore. Le dernier coup de marteu di Alix Delaporte, il cui protagonista ha vinto il premio Mastroianni, per ora non arriverà nelle nostre sale. Così Tales dell'iraniana Rakhshan Banietemad vincente per la sceneggiatura, idem per il premio speciale della giuria, il turco Sivas di Kaan Mjdeci. Senza parlare delle altre sezioni. Si fa prima a dire quelli che usciranno in sala: stando ad oggi di tutto il 'palmares' di ieri, solo Hungry Hearts di Saverio Costanzo e il documentario di Oppenheimer sul genocidio indonesiano. Non è la prima volta che accade, ci sono precedenti, ma rimarca il momento storico e avvalora una distanza siderale tra un festival e la sala cinematografica, riproponendo il classico tema del film da festival che va aggiornato ulteriormente.
"Non è un problema di domanda - dice il direttore della Mostra Alberto Barbera - perché il pubblico per questi film d'autore c'è eccome. Lo scorso anno il Leone d'oro è stato vinto da un documentario, Sacro G.R.A., per cui tutti avevano profetizzato il flop in sala e che invece ha incassato oltre 1 milione 300 mila euro". Il tema è più generale: dove sta in questo momento il pubblico in un mercato in fortissimo cambiamento tecnologico e provare a intercettarlo è la prossima sfida strategica dell'industria cinematografica. "Il nostro lavoro, cominciato con la selezione, proseguito con la promozione in questi giorni, cercando di mettere in condizioni di migliore visibilità possibile i film di Venezia 71, finisce qui. Da oggi comincia il lavoro di qualcun altro", aggiunge Barbera, consapevole che "il problema più grosso è legato alla ridefinizione delle strutture del mercato stesso. Quello tradizionale della sala si restringe e l'altro, raccogliendo le sfide tecnologiche digitali, non è ancora adeguato.
Il momento - aggiunge - è di strozzatura e il risultato è di incertezza, difficoltà, incapacità per ora a reagire alle trasformazioni in atto". Come in ogni situazione di crisi, bisognerebbe guardare lontano, investire, inventare nuove modalità che al momento non esistono, mentre la pirateria con lo streaming illegale si ruba il 50% del mercato. Il dibattito è in corso, il vecchio mercato è ormai inadeguato e certo la soluzione non può arrivare dalla Mostra di Venezia. "In questo senso - ragiona Barbera - il verdetto di ieri sera aiuta ad attirare l'interesse su film che hanno bisogno. Se siamo qui solo per premiare un film come Birdman, che avrà comunque successo, significa non dico che siamo inutili, ma non così indispensabili". Del resto "i verdetti si accettano e non si discutono, altrimenti oltre che il direttore del festival faccio anche il presidente di giuria. Le giurie sono autonome, le loro dinamiche interne imprevedibili e a mio parere hanno risposto in maniera coerente in un'ottica di promozione di un cinema che ha bisogno di promozione". Barbera non entra, giustamente, nel merito del verdetto: "Non sarebbe rispettoso dei giurati che hanno agito senza avere in mano il manuale Cencelli, ma spinti da altro".
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