Sono di sei mesi fa le parole di Papa Francesco che in una lettera ha sottolineato come per i carcerati, "che sperimentano la limitazione della loro libertà", "il Giubileo ha sempre costituito l'opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell'ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto". Un appello al quale si è unito il presidente del Senato Pietro Grasso ("è venuto il momento che il Parlamento inizi ad affrontare questo tema") e che ha scatenato il dibattito politico.
Ma a più di sei mesi dall'apertura del Giubileo le numerose proposte di legge che esistono in Parlamento in materia sono ferme in commissione. Si tratta di sei testi presenti sia alla Camera che al Senato e che in diversi casi risalgono all'inizio della legislatura.
L'ultima in ordine di tempo a essere stata presentata è quella del senatore di Gal Giovanni Mauro che è stata assegnata alla commissione Giustizia di Palazzo Madama che deve, però, ancora iniziarne l'esame. Stesso destino per la proposta di legge presentata alla Camera il 26 marzo 2013 dal sottosegretario del Pd Sandro Gozi.
L'8 aprile 2015 è inziato, ma si è anche fermato in una commissione 'calda' che ha all'ordine del giorno temi come le intercettazioni o le unioni civili, l'esame in commissione al Senato, invece, di quattro proposte di legge sull'amnistia e l'indulto. Una è a firma di Luigi Compagna (Misto), una è di Lucio Barani (Gal), una è di Luigi Manconi del Pd e una del socialista Enrico Buemi.
Ma, nonostante la situazione carceraria europea resti complessa con quasi un milione e ottocentomila detenuti, sembra diffcile, al momento, ipotizzare che si sblocchi l'iter per arrivare a un provvedimento di questo tipo. Pesa, tra l'altro, la contrarietà del ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano. "Il Santo Padre - ha detto il ministro commentando le parole del Papa - fa il pastore di anime, io come ministro dell'Interno non posso non ricordare che dietro ogni condannato c'è almeno una vittima a cui lo Stato deve rispetto".
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