Gli italiani nel Regno Unito? Sono "wonderful people", gente meravigliosa, e saranno "benvenuti" anche con la Brexit. A prometterlo è Nigel Farage, il quale - intervistato dall'ANSA - precisa però che dopo l'eventuale uscita dall'Europa, al referendum del 23 giugno, potranno entrare come tutti nel Paese solo "legalmente", ovvero secondo le nuove regole di controllo dei flussi che Londra adotterà a quel punto autonomamente da Bruxelles.
Il leader dell'Ukip, pioniere del nuovo euroscetticismo britannico, si presenta a mezzogiorno davanti alla Europe House di Londra, 'bastione' del Parlamento europeo nella capitale britannica, a bordo di un camion che trasporta il nuovo poster della sua campagna anti-Ue in cui il suo volto campeggia a fianco di quello del premier David Cameron, accusato di "non dire la verità agli elettori". Accerchiato dai fotografi e dalle telecamere di emittenti da tutto il mondo, si dilunga senza farsi pregare a parlare degli italiani. "Qui ci sono persone meravigliose arrivate dall'Italia, ma il punto è che noi, come Paese, letteralmente non possiamo far fronte" agli attuali livelli d'immigrazione dall'estero, dice. "I nostri servizi pubblici - insiste sfoderando un cavallo di battaglia della campagna di 'Vote Leave' - non possono reggere il peso di una popolazione che aumenta di mezzo milione ogni singolo anno".
Il capofila dell'Ukip coglie poi l'occasione per fare i complimenti a Beppe Grillo, suo alleato a Strasburgo, dopo l'affermazione degli M5S nelle elezioni amministrative a Roma e in altre città. "E' una grande vittoria, non potrei essere più felice", sorride. Ma subito dopo l'espressione torna a farsi seria e lui riprende a 'battere' sul controllo dei migranti e dei confini. Farage propone il sistema australiano a punti anche per i cittadini Ue che vogliono trasferirsi nel Regno, obbligandoli ad avere già un lavoro che li attenda nel Paese, ma non è ancora del tutto chiaro come gli euroscettici intendano procedere esattamente in caso di Brexit. Intanto il leader Ukip attacca senza tregua Cameron e l'intero establishment, "che non sente i bisogni della gente", preoccupata per l'impatto di un'immigrazione di massa.
"Il primo ministro ha promesso e scritto nel programma del partito conservatore di ridurre gli ingressi a poche decine di migliaia l'anno sapendo che questo non sarebbe stato possibile" restando nell'Ue, tuona. Quanto alle accuse di razzismo contro di lui per aver evocato giorni fa il rischio di molestie alle donne ad opera d'immigrati in Gran Bretagna, "sull'esempio di Colonia", nega sdegnato e afferma che questi sono solo problemi reali che si devono affrontare. A chi invece lo bolla come anello debole della campagna euroscettica, per le sue 'sparate' considerate talora sopra le righe, risponde secco: "Sono abituato da tempo a questo tipo di attacchi, ma io difendo gli interessi del Paese e dei britannici. E poi, comunque andrà il referendum, l'Ue è finita lo stesso, morirà entro 30 anni". Infine ricorda un precedente che suona quasi come un monito: "Anche nel 2014 c'era questo clima. E l'Ukip vinse le elezioni europee".
Il duello Farage-Cameron in foto
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