I risultati delle amministrative 2016 hanno rivoluzionato le presenze dei sindaci nei territori, rimodulando gli equilibri politici finora conosciuti. Le elezioni del resto, è bene ricordarlo, hanno riguardato un numero ampio di comuni, 1.342, di cui 149 con più 15mila abitanti nelle regioni 'ordinarie', in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Sicilia (in quest'ultima l'asticella si abbassa a 10mila) e in 1.193 comuni più piccoli.
L'esito dei ballottaggi ridisegna una mappa in cui svettano con forza i candidati del M5S - che sono riusciti ad impossessarsi, tra le realtà più importanti, di Roma, Torino e Carbonia - e indebolisce il centrosinistra. Sufficiente la tenuta del centrodestra, anche se perde un comune-simbolo come Varese, retto per 23 anni dal Carroccio.
Il secondo turno ha confermato aspetti già noti, ma ha ribadito anche molte fragilità in aree del Paese storicamente legate alla sinistra. A Roma, com'è noto, il candidato del centrosinistra Roberto Giachetti non è riuscito a dare continuità Pd al Campidoglio, lasciando lo scranno di primo cittadino a Virginia Raggi. Così, se il voto di Napoli ha riconfermato Luigi de Magistris, che ha battuto agevolmente il candidato del centrodestra Lettieri, a Bologna la riconferma di Virginio Merola è stata più difficile del previsto. Stesso copione a Milano, dove l'ex commissario di Expo 2015, Giuseppe Sala, alla fine ce l'ha fatta incassando poco più di uno striminzito 51% sul candidato del centrodestra Stefano Parisi.
Salta agli occhi poi quanto accaduto a Torino, scenario che in verità si era già delineato dopo il primo turno, dove Piero Fassino ha dovuto lasciare il passo all'esponente M5S Chiara Appendino.
Nei 6 capoluoghi di regione, quindi, è evidente la vittoria del Movimento 5 Stelle (vittorioso in 19 dei 20 comuni in cui era al ballottaggio), che si aggiudica Roma e Torino, peraltro in versione 'rosa'. Confermato a Napoli l''arancione' de Magistris, allo stesso modo di Bologna, e di Milano, mentre torna al centrodestra Trieste che la strappa al centrosinistra.
Al centrosinistra rimangono quindi Bologna, Milano e Napoli, il centrodestra si impossessa di Trieste e il Movimento di Grillo fa lo stesso a Roma e Torino.
Complessa anche la situazione dei 14 capoluoghi di provincia.
Un dato che salta agli occhi anche in questo caso è l'impresa del M5S a Carbonia, dove la candidata Paola Massidda ha vinto con oltre il 60% sul sindaco uscente Pd Giuseppe Casti.
Significativa anche l'impresa dell'ex ministro Clemente Mastella che ha strappato Benevento al centrosinistra (Raffaele Del Vecchio, Pd), anche in questo caso superando il 60% dei consensi. Altra giunta persa dal centrosinistra è quella di Brindisi (dove si è imposta Angela Carluccio, sostenuta tra l'altro da quattro liste civiche). Ma la mappa dei 14 capoluoghi di provincia è riassumibile in 10 scranni persi dal centrosinistra, che tuttavia è riuscito nell'impresa di vincere a Varese, dopo 23 anni di gestione della Lega Nord. Nell'insieme quindi la nuova geografia di queste città vede 6 giunte governate dal centrodestra, 1 dal M5S, 3 da liste civiche e 4 dal centrosinistra. Al voto poche settimane fa è andata anche Bolzano (l'8 e il 22 maggio), dove il centrosinistra con Renzo Caramaschi ha vinto, grazie anche al sostegno della Svp, chiudendo così la complessa parentesi delle dimissioni dell'ex sindaco Luigi Spagnolli e soprattutto quasi 8 mesi di commissariamento.
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