Uno spietato, ma non brillantissimo, popolo extraterrestre, capace di infestare i corpi dei popoli conquistati, decide di iniziare l'invasione aliena della Terra, partendo dalla periferia di Roma, in La Guerra del Tiburtino III di Luna Gualano, brillante commedia fantasy/satirica in concorso nella sezione Panorama Italia ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, e poi in sala dal 2 novembre con Fandango. Il film, coprodotto dai Manetti Bros, Carlo Macchitella e Piergiorgio Bellocchio (Mompracem con Rai Cinema), ha un cast che comprende Antonio Bannò, Sveva Mariani, Paolo Calabresi, Paola Minaccioni, Francesca Stagnì, Federico Majorana, Alessio De Persio, con le partecipazioni, fra gli altri, di Pier Giorgio Bellocchio, Veronika Logan, Francesco Pannofino e Carolina Crescentini. Luna Gualano nel 2018 aveva vinto proprio il concorso di Panorama Italia con un altro viaggio nei generi sullo sfondo sociale, Go Home - A casa loro, film di zombie ambientato in un centro di accoglienza. Qui invece, si punta sugli alieni per raccontare comunità che si chiudono e implodono e "l'annientamento della volontà - spiega la regista -. Per affrontare certi argomenti non bisogna per forza piangere, lo si può fare anche ridendo". Nella storia, al Tiburtino III, nell'estrema periferia romana, gli alieni sbarcano attraverso un piccolo meteorite raccolto dal non troppo acuto Leonardo (Paolo Calabresi). È il primo a essere 'infestato' dai piccoli striscianti extraterrestri, tanto da diventare 'ospite' della loro regina, che avvia i piani di conquista facendo chiudere gli accessi al quartiere e prendendo 'possesso' di sempre più abitanti. Tra i primi a opporsi, un po' per caso, all'invasione ci sono il figlio di Leonardo, Mauro detto Pinna (Bannò), piccolo spacciatore, e l'ansiosa fashion blogger Lavinia Conte (Mariani), che vede negli strani fatti in corso al Tiburtino III un'occasione per rilanciare sui social la propria popolarità. L'ambientazione al Tiburtino III "viene in parte dal fatto che vivo là vicino, a Casal Bruciato, con Emiliano (Rubbi, cosceneggiatore) siamo a 300 metri da lì. Conosciamo benissimo quella realtà, che è molto famigliare, molto circoscritta, e ha dinamiche così precise che possono diventare paradossalmente universali". Venendo ai protagonisti, "la sceneggiatura è stata scritta per Antonio, sapevo come fosse capace di infondere tutta quella libertà nel personaggio" mentre Sveva Mariani è "stata una scoperta, con il suo talento, il suo humour e la sua capacità di non prendersi sul serio". Mentre "io ho sempre sognato di interpretare una regina - dice sorridendo Calabresi -. Alla lettura della sceneggiatura ho intuito che c'era sotto qualcosa di straordinariamente misterioso, molto di più di quanto raccontava. C'è uno strato superficiale del film, che è molto divertente, ma sotto ci sono dei temi grossissimi. Parliamo di una storia in cui qualcuno decide di chiudere i confini del proprio mondo e qualcuno decide di occupare una striscia di terra, tutti argomenti che però non vengono mai forzati ma passano. In più sul set ci siamo divertiti molto". A fare resistenza contro gli alieni contribuisce il senso di comunità del quartiere, rappresentato dalla mamma di Pinna Marika (Minaccioni), la più popolare nail artist del quartiere: "È una donna che si è adatta a tutte le situazioni e che di fronte all'emergenza della salvezza del figlio si attiva subito" spiega l'attrice. Invece io in famiglia "rappresento il ruolo del coglione" chiosa Calabresi. "Stiamo vedendo che come la famiglia tradizionale preveda che l'uomo lo sia - ironizza Paola Minaccioni alludendo alla rottura fra la premier e il compagno -. D'altronde sono anche vestita di blu, decidete voi che blu sia".
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