C'è la curiosità per gli esseri umani prima che la meraviglia per le bellezze di "una città viva, brulicante, chiara e scura" in Posso entrare? An ode to Naples, il documentario scritto e diretto da Trudie Styler, oggi alla Festa di Roma ed evento in sala il 6-7-8 novembre, distribuito da Luce Cinecittà, preceduto da una premiere molto attesa a Napoli il 25 ottobre.
Attrice, produttrice cinematografica, regista, attivista, ambientalista, ambasciatrice Unicef, produttrice di vino con il marito Sting, Styler da anni ha casa in Toscana ma la macchina da presa ha deciso di metterla da un'altra parte "perchè questa città è magnetica, ti entra dentro e non te la scordi mai". Ci sono i panorami da cartolina certo, sulle orme del Grand Tour, ma soprattutto ci sono "i napoletani che resistono, quelli che con il loro impegno e dedizione scelgono di non andare via e provano a migliorare la loro città", dice all'ANSA Styler.
Questo è il cuore del film "che non ha un canovaccio, una sceneggiatura ma è stato costruito incontro dopo incontro".
Incontri speciali che danno la dimensione del sommerso resistente di questa città e così dopo l'apertura rap di Clementino che con la canzone originale Neapolis introduce 3mila anni di storia, per lo spettatore arriva la full immersion al Rione Sanità, uno dei cuori di Napoli, dove per decenni la criminalità ha regnato accanto a bellezze come il Museo Archeologico o Palazzo dello Spagnolo visto in tanti film. Qui Styler racconta la rivoluzione napoletana delle Quattro giornate con i filmati d'archivio del Luce e qui incontra chi, come don Antonio Loffredo la rivoluzione la fa oggi cambiando il territorio con le sue braccia che tutti accolgono. "La Sanità mi è rimasta nel cuore", aggiunge Styler ricordando le giornate passate alla pizzeria Oliva mentre in contemporanea Mario Martone girava lì Nostalgia con Pierfrancesco Favino. Poi si va a San Giovanni a Teduccio alla periferia dove l'attore Francesco Di Leva ha scelto di rimanere con i suoi ragazzi portando avanti il progetto teatrale Nest, anche questo un modo per cambiare da dentro la città. "Ho cercato di raggiungere equilibrio tra luci e ombre di Napoli, illuminando esempi di speranza di cui questo posto deve essere orgoglioso". Come Jorit, il writer dei murales kolossal tra cui quello con la faccia di Maradona, come Alessandra Clemente che ha visto morire la madre Silvia Ruotolo per una pallottola vagante della Camorra e ha deciso di dedicare la vita a Fare Lab, come Roberto Saviano o come il tassista delle Vele di Scampia. "La donne di Napoli sono amazzoni - aggiunge Styler - come quelle che ho conosciuto alla Sanità, le donne Forti Guerriere impegnate contro i femminicidi". In questa Napoli di rinascita anche la musica è di speranza come quella suonata dall'orchestra giovanile SanitàEnsemble o da Sting al carcere di Secondigliano con gli strumenti recuperati dai barconi dei migranti.
Il film è una produzione Big Sur, Mad Entertainment con Rai Cinema in coproduzione con Luce Cinecittà, prodotto da Luciano Stella, Maria Carolina Terzi, Lorenza Stella, Carlo Stella.
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