"Ho il sospetto che la riforma non l'abbia letta, Landini. Glielo dico con rispetto. Bisogna cambiare le cose, non difendere la casta come fate voi". Lo dice il premier Matteo Renzi a In Mezz'ora. "Non è vero, la Cgil era per un Senato vero delle autonomie, questa cosa invece è un animale bicefalo che non si capisce se verrà eletto. Io sono contro il doppio lavoro sempre e non capisco come si possa fare il sindaco o consigliere e il senatore.Questa riforma è malfatta", ribatte Maurizio Landini. E lo scontro va avanti a lungo. "Capisco la solidarietà tra colleghi sindacalisti, ma difendere il Cnel è impensabile per chiunque", attacca Renzi.
Salvini: 'Dopo il No si va al voto con qualsiasi legge'
"Se vince il no, come credo, per me si va a votare prima possibile. Credo che vinceremo con qualsiasi legge elettorale. Sono pronto. Abbiamo anche già una squadra di potenziali ministri con personalità anche fuori dalla Lega". Lo afferma Matteo Salvini a 'Che Tempo che fa' su Rai3. "Se vince il 'si' - prosegue il leader della Lega - credo che nel centrodestra qualcuno andrà alla Corte di Renzi perchè da noi si accorre sul carro del vincitore. Ma non credo che accadrà".
Landini: 'Costituzione non può essee cambiata all'ingrosso'
"Sul Cnel non ho problemi ma la Costituzione non può essere cambiata all'ingrosso, siete voi a far votare 40 articoli insieme", ha detto il leader Fiom ancora a In Mezz'ora. "Non dica che la procedura legislativa è incomprensibile perché basta leggerla", afferma il premier. "Avevamo proposte perché non siamo perché le cose rimangano come adesso. I titoli sono giusti, il problema è lo svolgimento", dice Landini.
"E' incomprensibile che si difenda uno status quo che non ha funzionato. Pensare di mantenere un sistema immobile, pagare i rimborsi ai consiglieri regionali e ai gruppi al Senato per parlare le case allo staff comunicazione del Movimento 5 Stelle, lo trovo incomprensibile. Pensavo che compito di un sindacalista fosse difendere i lavoratori, non i consiglieri regionali". Dice il premier a Landini.
'Non strumentalizzo, mio mandato far riforme' - "Non ho strumentalizzato il referendum, ho fatto insieme ad altri alcune riforme perché il governo era nato per farle: la riforma del mercato del lavoro, i diritti civili, il terzo settore, la pubblica amministrazione.
La principale riforma era quella costituzionale per semplificare, tagliar via un po' di poltrone, questa non è una strumentalizzazione ma il nostro mandato: siamo andati lì per fare le riforme, non per passare del tempo a Palazzo Chigi".
Così risponde Matteo Renzi, in un video pubblicato da Fanpage.it, a chi gli chiede perché abbia strumentalizzato il referendum costituzionale. Il premier, nella sede della testata online, si è sottoposto a un "question time", rispondendo ai quesiti dei cittadini su diversi temi.
IL VIDEO
"Sono favorevolissimo a dimezzare lo stipendio dei parlamentari, come hanno proposto i Cinque stelle, perché se un parlamentare dimezza il proprio stipendio va a guadagnare quanto il presidente del Consiglio. Io oggi guadagno la metà di Di Maio, di Di Battista ma anche dei parlamentari degli altri partiti. La proposta M5s era però uno specchietto delle allodole. Se vogliamo fare una proposta seria e non demagogica fissiamo una percentuale sulla base di quanto si sta in Aula. E dimezziamo anche i rimborsi". "I Cinque stelle - afferma - si devono far perdonare, che la riforma costituzionale taglia le poltrone, riduce i costi della politica e rimette quei soldi in tasca ai cittadini. Vogliono riportare lo stipendio del parlamentare al livello dello stipendio del presidente del Consiglio? Ci siamo, ma niente trucchi, niente scherzi. E comunque il 4 dicembre vediamo se votano Sì o No all'eliminazione delle poltrone", è la sfida del presidente del Consiglio.
"A parole - prosegue - son capaci tutti a tagliare le tasse ma quelli che a parole erano capaci in passato le tasse le hanno aumentate. Dal canone, a Imu, Irap, Ires, piano piano noi stiamo buttando giù le tasse. Ma è un lavoro faticoso, graduale e paziente: è la prima volta che si fa. Ma per arrivare all'obiettivo di una pressione fiscale in media europea ancora c'è da lavorare e essere coerenti, c'è bisogno che le tasse non si alzino da un'altra parte. Finché io faccio il premier le tasse non vanno su. Vanno giù troppo lentamente? Forse sì, ma almeno vanno giù, prima com'era?. L'ultima volta che hanno aumentato Iva era il settembre 2013, c'era un altro governo. Io posso garantire che l'Iva l'anno prossimo non aumenterà", aggiunge. Quanto a Equitalia, afferma: "Non è che è arrivato Babbo Natale e cancelliamo tutti i debiti, ma cancelliamo gli interessi di mora spesso vergognosi che si pagavano prima".
"L'immigrazione arrivata in questi anni ha superato ogni record del passato perché in Libia si è bombardato senza pensare al dopo e adesso le coste della Libia sono un groviera, partono in troppi. Il sistema diffuso italiano ha permesso per il momento una gestione equilibrata, solo che così non si può andare avanti, non possono essere solo mille comuni su ottomila a gestire l'afflusso. La solidarietà e l'accoglienza devono essere a livello italiano ed europeo. Se gli europei continuano a chiudere le porte e le frontiere, noi cominciamo a gestire i lucchetti del portafoglio: se devono costruire muri non lo faranno con i nostri soldi", sottolinea. Quanto alla cittadinanza, aggiunge: "Noi abbiamo proposto uno ius soli temperato, che prevede che chi fa un ciclo di scuola in Italia non debba aspettare i diciotto anni per la cittadinanza. E' stata approvata in prima lettura. Adesso con il bicameralismo paritario va all'altra Camera".
"Il bonus ai diciottenni è un benvenuto nella comunità degli adulti, investendo in cultura, libri, teatro. E' la nostra identità. E' una delle idee più importanti di questo governo. C'è una registrazione digitale e oltre 40mila persone che nei primi dieci giorni hanno già fatto la registrazione e un sistema che permette ai giovani di essere orgogliosi cittadini dell'Europa oltre che di questo Paese. Si poteva fare diversamente? E' la prima volta che si fa". Quanto alla scuola, risponde così a una domanda: "Sulla valutazione abbiamo individuato una soluzione sui primi 200 milioni di euro che ha fatto arrabbiare tante persone. Personalmente penso che si può discutere dei criteri per decidere la valutazione, ma non impedire che si valutino i professori: quelli più bravi devono prendere di più, quelli meno bravi devono prendere di meno".