Non c’è storia, nel vero senso della parola. È l’adagio che accompagna l’esame di maturità da ormai troppi anni.
Di solito, quando si parla della prima prova dell’esame di Stato – lo scritto d’italiano – si citano le tracce più amate dagli studenti, quelle più scelte. Ma il ministero dell’Istruzione, nel momento in cui decide con quali temi si dovranno confrontare i maturandi, non sempre incontra i gusti dei ragazzi. Perché alcuni argomenti, ai maturandi, proprio non vanno giù. O, semplicemente, hanno paura di affrontarli. E quelli legati ai grandi avvenimenti storici la fanno sicuramente da padrone in questa triste classifica.
La maturità 2017, la prima targata Valeria Fedeli, lo ha confermato: la traccia sul ‘miracolo economico’, con appena il 1,9% di maturandi che l’hanno svolta, è stata di gran lunga la meno scelta. Ma è solo l’ultimo esempio di una striscia di flop del tema storico che, a parte rari casi, in passato non ha soluzione di continuità. Skuola.net lo ha potuto verificare provando a guardare quali sono state le tracce ‘da incubo’ delle maturità del passato. Le tipologie e gli spunti peggio digeriti da centinaia di migliaia di studenti. E, sembra una coincidenza (ma non lo è), sono quasi sempre le stesse. Negli ultimi dieci esami di Stato – dal 2008 al 2017 - ben otto volte il tema storico è stato praticamente ignorato. Facendo una media complessiva, solamente il 3% dei maturandi ci si è cimentato.
Il record negativo? Anno 2010: traccia sulle ‘Foibe’. È l’opzione meno scelta tra le settanta esaminate (tra analisi del testo, saggi brevi, temi di storia e d’attualità): ha provato a svolgerla meno di 1 su 100, lo 0,6%. Il ministro dell’Istruzione, all’epoca, era Mariastella Gelmini. Ed è curioso osservare come, su quattro maturità svolte sotto il suo dicastero, ogni volta è stato proprio il tema storico quello più snobbato dagli studenti: oltre al 2010, infatti, la stessa cosa si è ripetuta nel 2008 (traccia sulla ‘condizione della donna’: 4,7% di preferenze), nel 2009 (tema sul ‘150esimo anniversario dell’unità d’Italia’, per di più appena dopo le celebrazioni: 2,6%) e nel 2011 (gli ‘Anni 70’ e il secolo breve di Hobsbawm: 1,4%; sul terzo gradino del podio dei flop da prima prova). Ma lo stesso destino è toccato anche alle tracce storiche scelte da molti altri ministri che si sono avvicendati a viale Trastevere.
Nelle tre maturità con Stefania Giannini al vertice del Miur, in ben due occasioni (2014 e 2015) si è ripetuto il copione: nel primo caso è stato il tema sulle differenze tra ‘l’Europa del 1914 e quella del 2014’ (svolto dal 3,8% dei maturandi); nel secondo a non essere gradita fu la traccia sulla ‘Resistenza’ (sviluppata dal 2,5% dei ragazzi). E, se non ci fossero stati gli istituti tecnici, anche la maturità 2016 sarebbe finita in modo uguale: perché nei licei e negli istituti professionali il tema sul ‘Voto alle donne nel 1946’ non è piaciuto (solo il 6,5% l’ha scelta); ma, quella volta, è stata l’Analisi del Testo – con il brano ‘Sulla letteratura’ di Umberto Eco – ad avere i numeri più bassi (6,2% di consensi). Nel 2012, invece, troviamo la prima (e, stando a quanto appena detto, per certi versi unica) parentesi in cui il tema storico non ha pagato dazio: sotto il ministro Francesco Profumo il saggio breve di carattere storico politico – ‘Bene individuale e bene comune’ – si fermò al 4,1% di scelte (comunque un po’ di storia c’è sempre). Ma il tema storico vero e proprio – sullo ‘sterminio degli ebrei’ – non fece poi tanto meglio: fu svolto dal 4,7% dei maturandi. Così non sorprende più di tanto che, dall’anno successivo, sia tornata a imporsi la tradizione negativa della storia alla maturità: nel 2013, nell’esame di Maria Chiara Carrozza, la traccia sui ‘Brics’ (le economie emergenti) spaventò così tanto gli studenti da non andare oltre l’1,3%, al secondo posto assoluto tra gli argomenti di maturità meno amati dai maturandi (nonostante lo spauracchio Magris all’analisi del testo). E quest'anno, quale sarà il tema da incubo? Toccherà ancora una volta a quello storico?
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