"La nostra ambizione è creare le condizioni migliori perché lo spettatore possa intraprendere un viaggio e in base al suo bagaglio di conoscenze, di cultura, di emozioni, sentire il film, che è stratificato e può rivelare anche in successive visioni nuovi aspetti".
Lo dice all'ANSA Massimo D'Anolfi che insieme alla coregista Martina Parenti torna alla Mostra del Cinema di Venezia con il documentario Bestiari, Erbari, Lapidari, al debutto fuori concorso e in uscita a ottobre con Luce Cinecittà.
I due cineasti, di casa al lido (fra le partecipazioni, quella nel 2016 in concorso con Spira Mirabilis e nel 2020 in Orizzonti con Guerra e pace) stavolta esplorano in 208 minuti, distribuiti in tre atti, gli animali, le piante, le pietre. "Era da un po' di tempo che cercavamo una strada per raccontare il mondo vegetale e non eravamo riusciti a trovarla - spiega Marina Parenti - poi un'amica ci ha detto che dal suo veterinario del quartiere erano ricoverati due cuccioli di tigre con la polmonite che venivano da uno zoo... abbiamo pensato a così al racconto della natura di città. Sono tre atti in cui l'uomo c'è già stato e c'è". Tornando ad esplorare il modo "in cui il cinema sa mostrare anche ciò che normalmente è 'invisibile, troviamo l'uomo - dicono due autori - nei suoi aspetti più crudeli ma anche nella cura degli erbari, nella costruzione della memoria attraverso le pietre d'inciampo o nei volti dei ribelli della seconda guerra mondiale, gli antifascisti, comunisti, anarchici, socialisti..."
I 'Bestiari' (tra le fonti La Cineteca di Berna, l'Archivio Tembrock, l'Humboldt Universität Berlin, l'Archivio dello Zoo di Zurigo) sono quelli delle operazioni all'avanguardia in una clinica veterinaria di oggi, unite alle prime immagini di animali filmati, che riflettono l'osservazione scientifica, la voglia di scoperta ma anche la crudeltà umana, dai safari al modo feroce in cui si catturavano gli animali per gli zoo. In 'Erbari' ci si immerge nel più antico orto botanico universitario del mondo, quello di Padova, nato nel 1545, qui raccontato nelle quattro stagioni, tra esplosioni di vita e meraviglia. A tracciare il capitolo anche l'erbario di guerra di Bruno Ugolini, botanico e pacifista, morto durante il primo conflitto mondiale. Lo scienziato, anche dopo essere stato arruolato, aveva continuato la sua raccolta, poi donata all'orto botanico dal padre.
Infine per i Lapidari scorrono in parallelo la creazione in fabbrica del cemento e quella delle pietre d'inciampo, che ricordano le vittime dei campi di sterminio. Un omaggio alla memoria che passa anche dalle immagini dei deportati, delle città bombardate durante la seconda guerra mondiale, le foto e i fascicoli degli oppositori al regime fascista (da tanti cittadini comuni a Gaetano Salvemini e Ferruccio Parri) conservati all'Archivio di Stato. "Nei trattati medievali la connessione tra il mondo animale, vegetale e minerale era fortissima - osserva D'Anolfi -. A volte erano riuniti in un unico volume ed è un po' quello che abbiamo tentato di restituire. Un viaggio lungo in questi tre regni che fanno parte della vita quanto e più di noi".
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