Ad un mese dal fischio d'inizio dei Mondiali, che comincerà con il match inaugurale del 12 giugno fra la Selecao e la Croazia, il Brasile ha gia' vinto la coppa dei ritardi e degli sprechi. Opere previste e mai realizzate, come l'alta velocita' ferroviaria tra Rio de Janeiro e San Paolo o l'avveniristica monorotaia dal centro di Brasilia allo stadio, o ancora incompiute, come tre dei 12 stadi che ospiteranno le partite (San Paolo, Cuiaba' e Curitiba) e costi faraonici, che complessivamente supereranno di gran lunga le ultime due edizioni della coppa del mondo di Germania e Sudafrica messe assieme.
Un bilancio altissimo, senza contare la perdita di nove vite umane nei cantieri, che ha creato un vasto malcontento in molti strati della societa' civile, che avrebbe preferito veder impiegate le risorse per migliorare servizi sociali come salute, istruzione e trasporti. Sette anni fa, quando il Brasile festeggio' l'assegnazione dei Mondiali del 2014, i secondi dopo la sciagurata edizione del 1950, che vide gli eroi di casa sconfitti dall'Uruguay al Maracana', il tempio del calcio da 200 mila posti appena inaugurato, l'economia del colosso sudamericano era in piena espansione e l'allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva voleva mostrare al mondo, attraverso la competizione calcistica piu' seguita, i progressi raggiunti in campo economico e sociale. Lula, che oggi non e' piu' nel palazzo presidenziale di Planalto ma e' ancora il politico piu' influente del Brasile, non poteva pero' prevedere la serie interminabile di incidenti ed eventi negativi che hanno proiettato all'estero l'immagine del Brasile come quella di un colosso dai piedi d'argilla, incapace di programmare e organizzare un evento di portata mondiale.
La prova generale, la Confederations Cup del giugno 2013, sara' ricordata poco per il calcio, nonostante la vittoria della Selecao, e piu' per le oceaniche manifestazioni di protesta contro i fondi pubblici spesi dal governo di sinistra di Dilma Rousseff per i Mondiali a fronte di servizi pubblici non all'altezza di un Paese che reclama un posto di diritto nel club ristretto delle grandi potenze mondiali.
Dilma ha ereditato i Mondiali dal suo predecessore e nume tutelare Lula ma su di essi si gioca la rielezione alla presidenziali del prossimo 5 ottobre, meno di tre mesi dopo il triplice fischio della finale del 13 luglio nel nuovo Maracana'.
Tutta la torcida brasiliana spera che quella partita la giochi e la vinca la Selecao. Ma Dilma, in calo costante nei sondaggi, avra' un motivo in piu' per tifare.
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