Sul sito ufficiale la foto di Masha mentre prepara il dritto che tanti punti le ha portato in carriera si accompagna ancora al logo Nike, ma il gigante americano dell'abbigliamento sportivo ha già preso le distanze dalla campionessa russa, "fino all'esito delle indagini".
Il giorno dopo l'annuncio a sorpresa della positività al meldonium - emersa durante l'Australian Open di gennaio - i principali sponsor hanno "congelato" la collaborazione con Maria Sharapova, la tennista (ed in generale l'atleta donna) più pagata al mondo, una multinazionale da 30 milioni di dollari l'anno. Alla Nike si sono presto aggiunti Tag Heuer (brand svizzero degli orologi di lusso) e la tedesca Porsche.
Il meldonium intanto ha già mietuto altre "vittime" (il campione del mondo di pattinaggio velocità su ghiaccio Pavel Kulizhnikov e la 'stella' della nazionale di pallavolo Alexander Markin), mentre nei giorni scorsi è costato la squalifica alla pattinatrice Ekaterina Bobrova, campionessa olimpica a Sochi.
Così tutto lo sport russo è nel mirino della lotta al doping.
"Ci saranno altri casi del genere" era stato facile profeta il ministro Vitaly Mutko. Che ha però respinto la parola "sistema". "Sei mesi fa - ha detto - avevamo avvertito tutte le federazioni che il meldonium era stato incluso nella liste delle sostanze proibiti. L'atleta non prende un farmaco di propria iniziativa. Medici, allenatori, fisioterapisti e capi delle federazioni sono responsabili".
L'esame antidoping di Maria risale al 26 gennaio, sua ultima apparizione su un campo da tennis. Quel giorno, a Melbourne, fu eliminata nei quarti da Serena Williams (che le ha dedicato un pensiero: "Ha avuto coraggio, le auguro il meglio"). Il campione è stato analizzato da un laboratorio accreditato dall'Agenzia mondiale antidoping (Wada). La notizia della positività è stata comunicata il 2 marzo e la Itf l'ha sospesa da sabato prossimo.
Lei ha rinunciato alle contro-analisi.
La Sharapova ora rischia grosso: chi ipotizza due, chi si spinge fino a quattro anni di squalifica. La tennista ha dichiarato di prendere il farmaco dal 2006 (senza specificare se con delle pause). La Grindeks, azienda lettone che produce il Mildronat (nome commerciale del meldonium) ha però precisato che il normale ciclo di assunzione a fini terapeutici non supera le 4-6 settimane. Il meldonium è impiegato nella cura dei problemi legati al diabete, soprattutto la prevenzione di infarti. Dal primo gennaio è nella lista delle sostanze vietate in quanto altera il metabolismo. Atleti di varie discipline vi hanno fatto ricorso per migliorare la resistenza (diminuisce i livelli di acido lattico) e accelerare i tempi di recupero. Inoltre ha effetti "coprenti", può cioè nascondere altre sostanze proibite, come l'Epo.
Fu Ivars Kalnins a scoprire la molecola negli anni Settanta.
Ed oggi il ricercatore si è scagliato contro la Wada: "Non ha nessuna prova scientifica che il meldonium sia doping. E' una manovra contro gli atleti dell'Est".
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