Le Olimpiadi invernali di Pechino 2022, che si terranno dal 4 al 20 febbraio prossimi, si preannunciano come l'evento sportivo sottoposto alle misure sanitarie più draconiane dall'inizio della pandemia. Per evitare qualsiasi rischio di contaminazione nel resto della Cina, atleti, staff giornalisti, dirigenti sportivi e dipendenti ordinari dovranno rimanere confinati all'interno di una bolla sigillata per tutta la durata dei Giochi, e anche oltre.
Se la Cina, dove il coronavirus è stato rilevato per la prima volta alla fine del 2019, ha ampiamente sradicato l'epidemia, a Pechino resta elevato il timore che si possa diffondere attraverso i viaggiatori in arrivo dal resto del mondo. Da qui le regole che dovrebbero rivelarsi molto più rigide rispetto ai Giochi di Tokyo dell'anno scorso, quando i visitatori hanno potuto viaggiare liberamente in Giappone dopo due settimane di bolla.
Il 'circuito chiuso', come lo chiamano gli organizzatori, copre infatti diversi siti collegati tra loro da mezzi di trasporto ugualmente impermeabili: si tratta delle sedi e dei villaggi olimpici ovviamente, ma anche i 72 hotel dove scenderanno i partecipanti, i centri stampa e parte dell'aeroporto di Pechino. Per chi si sposta, nella capitale e altrove, non c'è alcuna possibilità di uscire a fare una passeggiata per le strade. Le sedi dei Giochi sono circondate da barriere poste a distanza di sicurezza e gli ingressi strettamente sorvegliati. I circa tremila atleti e gli altri partecipanti stranieri non possono uscire, ma la stessa regola vale per gli atleti e lo staff cinesi che li devono avvicinare, dagli autisti ai cuochi agli addetti alle pulizie. Molti di loro sono già entrati nella bolla, essendo stato ordinato di non lasciare Pechino per almeno due settimane, al fine di ridurre il rischio di contaminazione poiché vengono segnalati focolai sporadici in altre parti del Paese. Al termine della loro missione, questi dipendenti locali, accompagnati da 20.000 volontari, dovranno effettuare una quarantena prima di tornare alla vita normale. Alcuni dovranno aspettare fino alla fine dei Giochi Paralimpici il 13 marzo.
I partecipanti stranieri potranno tornare nei rispettivi Paesi ma senza visitare la Cina. Tutto ciò che potranno vedere sarà mentre viaggiano tra i tre principali siti di gara, che distano quasi 200 km l'uno dall'altro. A tale scopo sono state allestite 4.000 navette riservate e vagoni separati nei treni.
In caso di incidenti, la polizia di Pechino ha già avvertito la popolazione di non tentare di soccorrere i passeggeri di un veicolo olimpico ma di attendere l'arrivo dei dipendenti opportunamente attrezzati.
Solo i viaggiatori vaccinati sono ammessi ai Giochi senza quarantena e gli organizzatori incoraggiano i partecipanti a ricevere una dose di richiamo. Le persone non vaccinate possono partecipare ma dopo aver osservato una quarantena di 21 giorni all'arrivo in Cina. Pochissimi atleti hanno scelto questa strada, secondo gli organizzatori, ma lo ha fatto la svizzera Patrizia Kummer, medaglia d'oro di snowboard ai Giochi di Sochi, che ha deciso di non farsi vaccinare. Vaccinati o meno, tutti i partecipanti saranno sottoposti a screening giornalmente. Prima di salire sull'aereo, i viaggiatori devono superare diversi test Covid nei laboratori approvati dall'ambasciata cinese nel loro Paese di partenza. Viaggiano su aerei riservati ai passeggeri diretti ai Giochi Olimpici. Ma quando arrivano, alcuni risultano ancora positivi e vengono separati dagli altri. Un partecipante si è così ritrovato in una stanza d'albergo con il divieto di uscire fino a quando i suoi test non sono diventati nuovamente negativi.
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