Un tumore sconfitto due volte, la fede religiosa che gli fa da scudo, le polemiche in campo e sui social. Ma anche - a detta di Juan Jesus - una parola sbagliata, pronunciata alla volta del rivale con l'adrenalina della partita in corpo, e Francesco Acerbi, difensore centrale dell'Inter e della nazionale con la quale ha vinto l'Europeo nel 2021 è nella tempesta.
"Frasi razziste dalla mia bocca non sono mai uscite. E' l'unica cosa che posso dire - si è difeso - Sono 20 anni che gioco a calcio e so quello che dico. Sono tranquillo".
Trentasei anni compiuti l'11 febbraio, lui non è però nuovo ad episodi che hanno fatto discutere. Come la lite seguita ad un Milan-Lazio dell'aprile 2019, vinto dai rossoneri. Kessie e Bakayoko vanno a festeggiare sotto la curva mostrando come un trofeo la maglia di Acerbi, scambiata poco prima. Un gesto causato dal botta e risposta tra il difensore e Bakayoko nei giorni precedenti la partita, su Twitter. Acerbi aveva detto: "Come singoli non c'è paragone fra noi e il Milan". Bakayoko aveva replicato: "Ok, ci vediamo sabato".
In biancoceleste, Acerbi ha avuto più volte attriti con i tifosi. Aprile 2022, ancora Lazio-Milan. Dopo il gol della vittoria, segnato da Tonali complice un errore di Acerbi, le telecamere immortalano un ghigno sulle sue labbra. Sui social parte la polemica. "Ora basta - replica lui - Ho sempre dato tutto per questi colori e sono fiero di aver vinto i trofei con questa maglia. Lo ripeto, ho sbagliato e chiesto scusa. La risata di questa sera era isterica".
Nato a Vizzolo Pedrabissi, in provincia di Milano, ha iniziato a giocare nel Pavia in C1. Nel 2010 si fa notare B alla Reggina, e sale in A prima Chievo nel 2011, poi al Milan nel 2012. Ma in rossonero va e nel gennaio 2013 torna al Chievo. Ma è al Sassuolo (2013-2018) che esplode, per poi passare alla Lazio e quindi all'Inter.
In neroverde, nel luglio 2013, durante le visite di idoneità sportiva, Acerbi aveva scoperto di avere un tumore ad un testicolo. Operato d'urgenza sembrava aver sconfitto il male. Ma a dicembre un controllo antidoping dal quale era emersa la positività alla gonadotropina aveva in realtà evidenziato il riacutizzarsi della malattia. Altro ciclo di cure e altra vittoria. Una battaglia che il difensore racconta nel libro "Tutto bene - La mia doppia vittoria sul tumore".
Un'esperienza che ha rinsaldato la sua fede religiosa. Non ha mai nascosto di pregare due volte al giorno, mattina e sera, e di essere stato aiutato tantissimo dalla religione nei momenti difficili, come dopo la morte del padre. Prima delle partite è per lui un gesto usuale giungere le mani in segno di preghiera.
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