Dopo tre giorni di requisitorie, udienze e videocall, adesso la palla passa al Tribunale federale nazionale della Figc. Entro la serata di domani è atteso il dispositivo sul caso delle plusvalenze gonfiate che vede coinvolti club, di cui cinque di Serie A (Juve, Napoli, Samp, Genoa ed Empoli), e dirigenti. Le richieste della Procura Federale sono state chiare: nessuna penalizzazione in classifica (nemmeno per le squadre che da atto di deferimento avrebbero rischiato), ma maximulte e inibizioni. Dal pomeriggio di martedì fino alle diciotto di oggi, però, i legali di società e manager coinvolti si sono succeduti nelle udienze per sostenere le rispettive tesi di difesa.
Su tutti Juve e Napoli, con la società bianconera che dalle undici di questa mattina, tra dirigenti e avvocati, ha parlato per circa un'ora. Il punto focale della difesa è la messa in discussione del modello adottato dalla Procura Federale per il calcolo del valore dei cartellini, contestando in tal senso anche l'utilizzo di 'Transfermarkt'. Per l'avvocato Maurizio Bellacosa - che con Davide Sangiorgio e Nicola Apaje fa parte del collegio difensore della Juve - gli addebiti si basano su parametri, messi a punto dai consulenti della procura, che non si possono applicare. Lorenzo Pozza, docente della Bocconi, ha criticato la metodica messa a punto dai consulenti della procura federale. Poi è stata la volta di Fabio Paratici, per il quale la Procura ha chiesto 16 mesi e dieci giorni di inibizione. L'ex ds della Juve è rientrato a Milano per partecipare all'udienza da remoto e si è definito 'addolorato' dalle contestazioni mosse. Hanno concluso poi l'attuale direttore sportivo bianconero, Federico Cherubini, il quale ha sottolineato come nel modello d'accusa manchi di considerazione il concetto di 'futuribilità' di un giocatore, impossibile secondo il manager da calcolare perché soggettivo. A seguire l'udienza del Genoa e del Napoli con l'avvocato Mattia Grassani, chiamato a rispondere alle richieste di multa verso il club (392 mila euro) e di inibizione per Aurelio De Laurentiis (11 mesi e 5 giorni) e di altri componenti della società. Anche secondo il club partenopeo la difesa ruota attorno al modello usato dalla Procura. "Del resto, se esistesse un 'tariffario' o un 'listino prezzi' non avrebbe più senso il calciomercato e si svilirebbe il ruolo degli operatori di mercato e l'autonomia negoziale dei privati" ha spiegato Grassani durante l'udienza. Nel caso specifico di Osimhen, il Napoli ritiene congrua la spesa effettuata visto come dopo quasi 50 partite in Italia valga ancora di più dei 72 milioni spesi due anni fa. Ora non resta che attendere il dispositivo che arriverà domani, poi per i club insoddisfatti della sentenza ci sarà la possibilità di ricorso alla Corte d'Appello e in ultima istanza al Collegio di Garanzia del Coni.
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