Dieci punti di penalizzazione, uno in meno di quanto chiesto dalla Procura della Federcalcio, guidata da Giuseppe Chinè, sono stati inflitti alla Juventus dai giudici della Corte d'appello federale per la nuova puntata del processo sulle plusvalenze. Un verdetto immediatamente esecutivo e che retrocede i bianconeri al settimo posto in classifica, fuori dalla zona Europa, visto anche che nella trasferta ad Empoli, nell'ultimo posticipo della 36/a giornata cominciato poco dopo l'annuncio del verdetto, la squadra di Massimiliano Allegri è stata sconfitta per 4-1 dai toscani.
Una situazione emblematica di un processo fatto di penalizzazioni, punti restituiti, nuove punizioni e incertezza massima. Il club, in una nota ufficiale, "prende atto di quanto deciso e si riserva di leggere le motivazioni per valutare un eventuale ricorso" ed esprime la "grande amarezza" del club e dei suoi milioni di tifosi "oltremodo penalizzati da sanzioni che non sembrano tenere conto del principio di proporzionalità".
Prosciolti invece Nedved e gli altri sei ex consiglieri senza delega, per i quali la Corte Figc era tornata a riunirsi. Sì è quindi concluso in giornata, come previsto, il terzo passaggio alla corte di appello (ma la Juve sottolinea che in tutto sono stati cinque i giudizi) dopo l'assoluzione della prima volta e la revocazione della seconda, sulla quale è intervenuto però il Collegio di Garanzia. L'udienza dell'organismo presieduto da Ida Raiola, svoltasi in videoconferenza, è durata circa tre ore, poi la lunga attesa per la sentenza, con i giudici federali che si sono presi tutto il tempo necessario mentre la Borsa chiudeva e la squadra bianconera si preparava alla trasferta toscana. "Non siamo soddisfatti, le prime impressioni sono negative - è stato il commento a caldo del dirigente bianconero Francesco Calvo, da Empoli -. Valuteremo la possibilità di un ricorso, ma dobbiamo leggere le motivazioni". Il verdetto, oltre a stabilire la penalizzazione in classifica per la squadra, appena meno afflittiva rispetto alle richieste di Chinè, ha prosciolto i sette dirigenti della società torinese per il quale il Collegio di Garanzia aveva chiesto di rimotivare la responsabilità: Pavel Nedved, Paolo Garimberti, Assia Grazioli Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano.
Per tutti, il procuratore federale aveva chiesto otto mesi di inibizione. Il rinvio del Collegio di Garanzia al secondo grado della giustizia della Figc partiva dalla confermata colpevolezza di Andrea Agnelli, Maurizio Arrivabene, Fabio Paratici e Federico Cherubini ma chiedeva di riformulare la sanzione, l'originario -15, quantificando e motivando l'apporto di questi sette dirigenti a quello che anche la Cassazione dello sport aveva definito un 'sistema' che ledeva il principio di lealta' sportiva. Al netto dei nuovi ricorsi della Juventus, arriva così un nuovo punto di svolta della infinita vicenda legata al procedimento sulle plusvalenze. Così il club bianconero - e con lui tutto il campionato - è in possesso di una visione più chiara anche delle ripercussioni sulle zone alte della classifica. Ogni scenario resta comunque aperto.
Nelle giornate che restano alla fine del campionato, la squadra di Allegri ha infatti la possibilità di risalire la classifica e rientrare nel gruppo di squadre che il prossimo anno giocheranno le coppe. Poi, la parola passerà alla Uefa, che ha un procedimento aperto contro la Juventus e aspetta le decisioni italiane, e al nuovo processo sportivo sulla manovra stipendi, la cui udienza è stata fissata al 15 giugno. Un altro mese che si annuncia caldo per il club bianconero, dato che le intenzioni sono quelle di chiudere entro la fine della stagione. E' sfumata per ora la possibilità di patteggiamento (la proposta di ammenda avanzata dalla Juve non è stata accolta, ma resta una finestra fino al processo) ma l'esito del processo odierno è un altro snodo decisivo per il secondo.
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