La morte di Jacopo Venzo ha lasciato
il mondo del ciclismo senza parole. Il 17enne vicentino di
Cartigliano è morto in Austria dopo una terribile caduta in
discesa durante la prima tappa della Junioren Rundfahrt. In
un'intervista all'ANSA, Gianni Bugno, che è stato presidente
dell'associazione mondiale dei corridori 'Cyclistes
Professionnels Associés (CPA)' spiega che "in gara ci sono
sempre tante incognite lungo il percorso. Certamente per aver
maggior sicurezza servono più costi, ma una soluzione vera e
propria non c'è".
Il campione del mondo su strada nel 1991 e nel 1992 sottolinea
poi che "non è uno sport facile il ciclismo. Per annullare il
rischio incidenti, per essere sicuri di non cadere, bisognerebbe
organizzare tappe senza discese o volate e resterebbe ugualmente
una percentuale di rischio. Le velocità elevate si raggiungevano
anche ai miei tempi e addirittura prima, quando i mezzi non
erano ancora così sofisticati". "Oggi si pedala con maggiore
sicurezza, ma quando capita una disgrazia come quella di Jacopo
- dice ancora Bugno - si torna sul solito discorso. Stanno
migliorando tante cose in ottica sicurezza in gara e del
corridore stesso, si è lavorato parecchio negli ultimi anni ma
non si fa mai abbastanza". Secondo l'ex iridato, "le due
tragedie di Gino Maden lo scorso mese in Svizzera e quella di
Jacopo aiuteranno ad accelerare il discorso sicurezza, ma non si
arriverà mai ad una tutela al 100% del corridore. L'unica cosa
che si può fare è continuare a migliorare".
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