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Sinner universale, come Tomba e Rossi simbolo dell'italianità

Sinner universale, come Tomba e Rossi simbolo dell'italianità

Il tennista star ovunque nel mondo, schivo come Mennea e cortese come Chechi

ROMA, 25 novembre 2024, 19:46

Redazione ANSA

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Sinner © ANSA/AFP

Sinner © ANSA/AFP

C'è un momento in cui la fama di un campione valica i confini nazionali e lo consacra come star mondiale. E' quello che negli ultimi mesi sta capitando a Jannik Sinner, osannato dai tifosi non più soltanto in Italia ma dagli appassionati di tennis ovunque vada a giocare nel mondo. E se L'Equipe inventa un soprannome per lui (Sinnerminator) significa che quel passaggio è avvenuto. Per essere un campione universale però non basta essere il numero 1 di uno sport, è necessario qualcosa in più.

Come Valentino Rossi ed Alberto Tomba, il ragazzo di Sesto Pusteria è diventato simbolo dell'italianità. Una nuova italianità. Tomba e Rossi erano accomunati tra loro, seppur a distanza di anni l'uno dall'altro, da una particolare capacità comunicativa accompagnata da gesti irrituali durante e lontano dalle competizioni: un po' "guascone" il bolognese che per primo ha spettacolarizzato lo sci, provocatore il fenomeno di Tavullia che ha trasformato la pista di MotoGp in un "circo" per i media. Sempre sorridenti, amati ma anche odiati, certamente mai anonimi. Sinner è un altro tipo di italiano: freddo, metodico, perfezionista, già concentrato sul prossimo obiettivo. Ma anche pronto a sciogliersi in un sorriso e a gesti di attenzione nei confronti di un raccattapalle o di un avversario. Impassibili anche quanto, come a Montecarlo, subisce una ingiustizia per una svista dell'arbitro.

Sinner ricorda più un altro azzurro divenuto un idolo internazionale: Yuri Chechi. E' leggenda il gesto con il quale alle Olimpiadi di Atene il nostro "signore degli anelli, alzò platealmente le braccia del bulgaro Jordan Jovčev indicandolo come vincitore dell'oro olimpico in aperta contestazione con gli arbitri che avevano assegnato il primo posto all'atleta di casa. Chechi vinse un bronzo storico (aveva 34 anni ed era reduce da un infortunio che avrebbe messo fine alla carriera di qualsiasi altro atleta) e divenne un paladino dello sport. Non è facile piacere ai tifosi di altre nazioni, soprattutto se c'è rivalità. Ma qualcuno ci è riuscito. Tra gli italiani sicuramente c'è riuscito anche Giacomo Agostini, riconosciuto come il più grande pilota di motociclette di tutti i tempi. Tra i calciatori uno spazio va dedicato a Paolo Maldini e Paolo Rossi. Ma forse l'atleta che più di ogni altro ha fatto innamorare gli sportivi di tutto il mondo è Pietro Mennea: apparentemente esile ma determinatissimo ha fatto entusiasmare generazioni per l'abnegazione nella ricerca della perfezione atletica. Il suo record del mondo sui 200 metri è stato uno dei più longevi della storia dell'atletica: ha resistito 17 anni ma la sua fama è proseguita oltre. Silenzioso, riservato e a tratti schivo, proprio come Sinner. Il ragazzo di Sesto Pusteria ha ancora tanta strada da realizzare ma anche esempi ai quali ispirarsi per non perdersi e continuare a stupire.
   

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