"L'aumento delle condizioni
meteorologiche e climatiche estreme" - fra cui ondate di caldo,
siccità e inondazioni - "ha avuto alcuni impatti irreversibili
poiché i sistemi naturali e umani sono spinti oltre la loro
capacità di adattamento", causando "una moria di massa in specie
come alberi e coralli". Questi eventi meteo estremi hanno
"impatti a cascata sempre più difficili da gestire" e hanno
"esposto milioni di persone a una grave insicurezza alimentare e
idrica, soprattutto in Africa, Asia, Centro e Sud America, nelle
Piccole Isole e nell'Artico". Lo affermano gli scienziati Onu
esperti in cambiamento climatico (Ipcc) nella seconda parte
dedicata a "Impatti, adattamento e vulnerabilità" del Sesto
rapporto di valutazione che sarà completato entro fine anno.
L'Ipcc fornisce ai leader politici valutazioni scientifiche
periodiche sul cambiamento climatico, le sue implicazioni e
rischi e propone strategie di adattamento e mitigazione.
"Per evitare una perdita crescente di vite umane,
biodiversità e infrastrutture, urge un'azione ambiziosa e
accelerata per adattarsi ai cambiamenti climatici, riducendo nel
contempo in modo rapido e profondo le emissioni di gas serra"
avvertono gli scienziati secondo cui "le città, dove vive più
della metà della popolazione mondiale, sono al centro degli
impatti e dei rischi dei cambiamenti climatici ma sono anche una
parte cruciale della soluzione". Ma "qualsiasi ulteriore ritardo
nell'azione globale concertata con il coinvolgimento anche le
comunità locali mancherà una finestra breve e che si chiude
rapidamente per garantire un futuro vivibile". Che è garantito
anche dalla natura la quale ha un "potenziale non solo per
ridurre i rischi climatici, ma anche per migliorare la vita
delle persone": ecosistemi "sani sono più resistenti ai
cambiamenti climatici e forniscono servizi vitali come cibo e
acqua pulita".
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