I manifestanti dello Sri Lanka si
sono rifiutati di allontanarsi dalla residenza del presidente
Gotabaya Rajapaksa all'indomani dell'assalto che lo ha costretto
alla fuga e a promettere che si dimetterà mercoledì.
"La nostra lotta non è finita", ha dichiarato il leader
degli studenti Lahiru Weerasekara, "non rinunceremo a questa
lotta finché non se ne andrà davvero".
Oggi migliaia di persone hanno continuato ad entrare nella
residenza, eredità dall'era coloniale che ha simboleggiato
l'autorità dello Stato per più di 200 anni. Da questa mattina
molti manifestanti hanno fatto la fila per sedersi sulla sedia
del Presidente al piano superiore, mentre al piano terra i
bambini hanno giocato con il grande pianoforte a coda.
"Quando i governanti vivono in un tale lusso, non hanno
idea di come se la cavino i comuni cittadini", ha dichiarato Sri
Sumeda, un monaco che ha percorso 50 chilometri per la sua prima
visita al palazzo. Secondo lui questo "dimostra cosa si può fare
quando le persone decidono di esercitare il loro potere".
Ieri Rajapaksa, 73 anni, è fuggito attraverso un cancello sul
retro del palazzo sotto la protezione dei militari. Pochi minuti
dopo, una folla di manifestanti ha varcato i cancelli, sfidando
la polizia armata di munizioni vere, gas lacrimogeni e cannoni
ad acqua. Il presidente si trova adesso su una nave che ha
raggiunto le acque meridionali dell'isola.
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